Inchiesta, la fabbrica delle Onlus "vampire"

Le autorità di controllo scovano ogni giorno tre associazioni che si spacciano per benefiche e invece macinano soldi solo per chi le gestisce. In Sicilia è un’industria: oltre 400 casi in un anno

Roma «Richiesta di cancellazione Onlus». Ogni giorno i funzionari dell’Agenzia delle entrate della Sicilia scrivono questa frase almeno su una pratica. In un anno hanno raccolto 415 casi di sospette truffe al fisco da parte di associazioni di volontariato e le hanno girate all’Agenzia competente.
Onlus è l’acronimo di «organizzazione non lucrativa di utilità sociale». Per arrivare a una domanda di annullamento, significa che l’associazione segnalata ha scavalcato il confine tra lucro e non lucro, guadagno e non guadagno. È diventata società commerciale a tutti gli effetti: da eliminare quindi dal registro del volontariato. Questo dato è contenuto nell’ultimo dossier consegnato dall’Agenzia per le Onlus al governo: un documento datato 6 luglio in cui una trentina di pagine sono dedicate al lavoro di istruttoria sulle organizzazioni non profit che raggirano lo Stato.
L’Agenzia delle entrate ha inviato 1.027 segnalazioni di Onlus irregolari nel 2008: una media di tre al giorno. Le indagini sono partite da una sospetta evasione fiscale ma in alcuni casi hanno messo in luce fabbriche di soldi e di reati. Sono emerse Onlus-bed and breakfast, Onlus-ristoranti. E anche Onlus che speculano su questo marchio che è sinonimo di beneficenza per conquistare ignare donazioni: la squadra mobile di Venezia ha smantellato in tre città - Padova, Pesaro e Treviso - un’intera rete di finte associazioni non profit che vendevano spazi pubblicitari sotto il buon nome della ricerca contro i tumori.
È un campo d’indagine relativamente nuovo, perché le organizzazioni senza fini di lucro sono state istituite per legge soltanto dodici anni fa (con il decreto 460 del 1997). Ma è anche terreno fertile per una serie di reati che possono portare fino all’associazione per delinquere e che inizia ad essere tenuto sotto controllo da tutte le forze di polizia, e anche dalla Corte dei Conti. L’11 giugno proprio i giudici contabili della Puglia hanno condannato un sacerdote a pagare allo Stato oltre 133mila euro per rendiconti di spesa ritenuti falsi nella gestione del centro di accoglienza per immigrati Regina Pacis da parte dell’omonima Onlus, a Melendugno. Il direttore del centro avrebbe dichiarato numeri gonfiati di extracomunitari per ottenere più sovvenzioni pubbliche.
Acquisire lo stato di Onlus comporta una serie di agevolazioni fiscali: le organizzazioni non lucrative non devono pagare imposte dirette per le loro attività, non sono tenute a emettere scontrini, sono esentate dall’imposta di bollo e dalle tasse sulle concessioni governative. Possono partecipare alla corsa al 5 per mille, il contributo dei cittadini attraverso una piccola quota dell’Irpef. Una Onlus ha un ruolo sociale fondamentale, perché è una piccola cellula che fa beneficenza, formazione, assistenza sanitaria, e per questo viene sostenuta dallo Stato con numerosissimi canali di finanziamento. È aiutata dal fisco. Ma le più recenti verifiche stanno svelando una zona oscura del «terzo settore» che vive di sovvenzioni pubbliche sottratte a chi merita.
Le organizzazioni senza fini di lucro in Italia sono più di 200mila, e dunque la percentuale di quelle abusive si mantiene bassa. L’ultimo rapporto dell’Agenzia al governo indica però un aumento dei casi di Onlus sospette negli ultimi due anni. Le segnalazioni erano 838 nel 2007, duecento in meno rispetto al 2008. Dal 2004 le richieste di cancellazione sono state più di 6mila. Circa la metà delle domande sono arrivate quindi lo scorso anno dall’Agenzia delle entrate della Sicilia. Seguono Lombardia (236 richieste di annullamento) e Campania (226). L’Agenzia per le Onlus si è occupata di 828 casi degli oltre mille da analizzare e per 768 ha deciso la necessaria cancellazione. Le situazioni più gravi sono state girate alla Guardia di Finanza. A marzo il comando delle Fiamme Gialle di La Spezia ha accertato che una falsa Onlus aveva evaso oltre un milione di euro e aveva impiegato 488 falsi volontari in nero. Quella non era un’associazione ma un’impresa, travestita da ente di volontariato grazie al nome fittizio.


Circa la metà delle Onlus segnalate all’Agenzia per la cancellazione, rileva il dossier, lavoravano nel settore dell’assistenza sociale e sociosanitaria: appartenevano a questa categoria 496 delle organizzazioni non lucrative accusate di non possedere i requisiti.

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