Carmine Spadafora
da Napoli
«Era la fine di dicembre dello scorso anno, quando, io e mio marito, apprendemmo che ero rimasta incinta. Nonostante il grave male che mi aveva colpito tre mesi prima, la notizia mi riempi di felicità. Sorrisi a Nicola e lui capì: la bambina che portavo in grembo sarebbe nata. Anche a costo di lasciare a mia figlia, il mio posto in questo mondo». Sì, a ogni costo, perché per far nascere Sofia, mamma Tonia ogni giorno che passa sta riducendo le proprie possibilità di sopravvivenza. Trentun anni appena, Tonia Accardo è affetta da agosto 2005 da un carcinoma che l'ha colpita alla ghiandola salivare sottolinguale. La malattia sta avanzando rapidamente, favorita dalla decisione di questa straordinaria «mamma coraggio», di interrompere le cure radioterapiche, per non compromettere la vita della sua bambina. Vive a Torre del Greco, nel napoletano, mamma Tonia, laurea in giurisprudenza, un impiego allo Sportello Unico del comune di Ercolano. Coccola il suo Nicola, 37 anni, commercialista, con baci sulle labbra e carezze sul viso.
È forte e sicura di se questa donna minuta nel fisico, il ventre appena pronunciato dalla gravidanza, grandi occhi verdi e capelli neri lunghi. «Sofia sta crescendo sana e forte», rivela soddisfatta Tonia. La bimba nascerà settimina, probabilmente il prossimo 10 giugno, con un taglio cesareo. «La battezzeremo nella chiesa dove ci siamo sposati io e Nicola. Piccolina, graziosa, la San Felice in Felline, a Salerno», dice Tonia, ancora sofferente per il secondo intervento chirurgico, subito appena 15 giorni fa e durato cinque ore, nel reparto di otorinolaringoiatria maxillofacciale, dal dottor Franco Ionna e dalla sua équipe. La scelta di mettere al mondo la figlioletta, fu subito condivisa dal professore Mario Santangelo, direttore generale dell'Istituto per la cura dei tumori Pascale. Il professor Santangelo, uno dei pionieri dei trapianti di rene in Campania oltre trent'anni fa, dispone che venga allestita al Pascale camera prenatale, per ospitare Tonia e la sua piccola.
«Quando ho deciso di far nascere Sofia, ho trovato il sostegno di mio marito e della mia famiglia ma sono stati in tanti a manifestare il loro dissenso. Qualcuno è arrivato a definire la mia scelta egoistica e non altruistica», spiega. «Stiamo preparando in tutta fretta il corredino. Fino a poco tempo fa, avevamo altro a cui pensare ma adesso dobbiamo accogliere Sofia nel migliore dei modi». Poi, madre coraggio, ritorna sulla sua scelta di rinunciare per sette mesi alle cure antitumorali, per mettere al mondo la sua bimba. «Ero felicissima per quella gravidanza, sconsigliatami all'inizio della mia malattia ma giunta inattesa». Inattesa? «Sì. Ci abbiamo provato per oltre 2 anni io e Nicola, ma questa figlia non è mai arrivata. Se è successo quando il male già mi aveva aggredita, vuol dire che non è successo per caso. È accaduto qualcosa che va al di là della ragione. Il Signore ha voluto cosi e io sono felice di rispettare la sua decisione».
La sua voce è serena, il sorriso è rassicurante, gli occhi si illuminano quando parla della sua fede. «Io credo tanto in Dio. In questi mesi la fede mi sta dando una grande forza. Nel chiuso di questo momento così difficile ho trovato conforto nella preghiera». Poi, aggiunge: «Questa scelta mi riempie la vita di ogni bene». E non perde la sua serenità, anche quando parla delle madri che abbandonano i loro figlioletti agli angoli delle strade oppure li gettano in un cassonetto della spazzatura. «Non condivido, non comprendo. Mettere al mondo un bambino è una cosa straordinaria. Un privilegio assoluto, un dono di Dio che va protetto sempre, anche a costo della propria vita».
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