Napoli «Farò un lungo viaggio al Polo Nord, mi occuperò della questione femminile e poi vorrei fare la nonna a tempo pieno. E poi mi piacerebbe tornare a indossare la toga», dice il sindaco, Rosa Russo Iervolino al termine di unagitata seduta di consiglio comunale. Ma Rosetta ieri ha rischiato di anticipare di un anno il suo viaggio dallaltra parte del mondo e di realizzare subito i suoi programmi per il futuro. E sì, ieri mattina, infatti, la sua eternamente traballante poltrona di sindaco è stata salvata da sei consiglieri del centrodestra, che hanno risposto «presente» allappello in aula, consentendo il raggiungimento del numero legale e quindi il dibattito sul bilancio, unico atto (con la mozione di sfiducia al sindaco) che, se non approvato, costringe la giunta ad andare a casa.
Senza i «traditori» il centrosinistra non avrebbe raggiunto il numero fatidico di 31 consiglieri e la seduta sarebbe saltata. Il consiglio comunale di Napoli, non è nuovo ai «tradimenti» clamorosi: 49 anni fa, infatti, sette consiglieri del Partito democratico italiano di unità monarchica abbandonarono Achille Lauro, per passare alla Dc, che diede vita ad una giunta di minoranza. I 7 furono però puniti dallallora direttore del Roma, Alberto Giovannini che li marchiò come «i puttani».
I «puttani» misero fine allamministrazione de o Comandante, i sei dellodierno centrodestra (quattro Udeur, uno Nuovo Psi, uno dellAlleanza di centro), hanno evitato la punizione a Iervolino e alla sua striminzita maggioranza di andare a casa, proprio nel giorno in cui buona parte della città è apparsa di nuovo sporca, quasi come nei giorni dellemergenza del 2008. Quattrocento tonnellate di «monnezza» sono rimaste a terra, causa il blocco dei compattatori della ditta Enerambiente, incaricata della raccolta dei rifiuti. Perché non sono usciti i compattatori? Perché sette manifestanti di una ditta di lavoro interinale li hanno bloccati. Proprio cosi: nella città governata da Iervolino, bastano sette persone per mandare in tilt la raccolta dei rifiuti.
Da giorni girava voce che «almeno un paio di consiglieri del centrodestra, avrebbero prestato soccorso alla agonizzante giunta Iervolino», spiega Raffaele Ambrosino del Pdl. Alla fine i dissidenti sono stati ben sei. Sempre in nome della coerenza e della fedeltà ai loro elettori, due dei sei traditori, appena tre settimane fa, avevano corso per il centrodestra alle elezioni per il consiglio regionale (non eletti). Un altro campione di coerenza è Franco Moxedano, lunico dipietrista presente in consiglio comunale, che nei mesi scorsi aveva presentato una mozione di sfiducia alla Iervolino, poi frettolosamente ritirata su ordine del gran capo Di Pietro. E, ieri, Moxedano era in aula a dare ossigeno al malato.
I numeri del fallimento della giunta Iervolino sono sotto gli occhi di tutti. In meno di quattro anni, Rosetta ha fatto fuori già 12 assessori. La sua amministrazione è stata attraversata da gravissimi scandali, flagellata dalle inchieste giudiziarie e dagli arresti. Quando i sei del centrodestra sono rimasti in aula è scoppiata una baruffa con il gruppo del Pdl. Scambi di accuse, qualche insulto, poi dichiarazioni inviate via mail. Il leader dellUdeur Clemente Mastella ha sostenuto che «bisogna tenere la linea comune tra Pdl, Udc e Udeur: chi non sta nella linea comune sta fuori dal partito». In una nota congiunta di Pdl, Udc, Udeur, Nuova Dc, Mpa e Nuovo Psi, si sconfessano i traditori. Singolare la spiegazione fornita dai 4 consiglieri dellUdeur.
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