Incubo Europa League, la Juve sceglie il suicidio

Segna Trezeguet, ma è un'illusione. Cannavaro regala a Zamora il pari, si fa cacciare e manda in tilt la squadra. Juve solito colabrodo, giustiziata da un gol alla Messi di Dempsey a 5' dalla fine. Poi espulso anche Zebina

Incubo Europa League, 
la Juve sceglie il suicidio

Forse bastava che qualcuno di quelli in tribuna fosse stato in campo. Leggere per capire: Ancelotti, Mancini, Vialli, Bettega, Capello. Altra stoffa rispetto agli italiani (e non) vagabondanti sull’erba infida del Craven Cottage. La Juve ha fatto di tutto per buttare la qualificazione ai quarti dell’Europa League e, alla fine, ce l’ha fatta. Fuori con gli inglesi, con la stessa malagrazia con cui si era fatta cacciare dal Bayern Monaco in Champions. Seppellita da quattro gol del Fulham (i bookmakers avevano dato a 55 il 4-1), una traversa e salvata da qualche bella parata di Chimenti. Sì, vero, qualche dubbio sugli episodi, ma c’è il tanto per diventare rossi. Zebina si è fatto espellere nei minuti finali, eppoi ha mostrato il dito ai tifosi che lo insultavano. Salvo scusarsi più tardi. Cannavaro ha compiuto il capolavoro al minuto 26, facendosi cacciare per un falletto da ultimo uomo su Zamora (l’arbitro aveva chiuso occhio poco prima su un ipotetico rigore), dopo aver già regalato un gol all’attaccante. Zaccheroni ci ha preso poco con qualche cambio. Felipe Melo non ha mai smesso di buttare palloni, dimostrando soltanto di essere un ideale stopper: niente di più. E, alla fine, la contestazione ha colpito lui, più di altri.

Trezeguet ha creduto di aver aperto le porte di un Paradiso alla sua squadra ed, invece, ha appena socchiuso quella dell’Inferno. Non c’è nulla da sperare, questo è il Dna della Juve 2009-2010. Cambiano i tecnici, non mutano le delusioni. Prende reti a pioggia, non sa tirarsi fuori dai guai e nemmeno gestire i risultati (partiva da 3-1). Se anche i dirigenti scendessero dalla loro mongolfiera, gonfiata dalla presunzione di avere messo insieme una squadra da guerre stellari, sarebbe meglio.

Un colpevole ben individuato: Fabio Cannavaro sembrava un vecchietto con tanto di occhialini da miope, capitato lì per caso. Non azzannava mai, mancava sempre la presa, soffriva il tackle con quel bisontone che si chiama Bobby Zamora, figlio di Trinidad & Tobago: ieri pareva un fenomeno. Mancini aveva avvertito la Juve: «Attenti, quello vi farà venire il mal di testa». Capello avrà sgranato gli occhi e magari pensato: potrei portarmelo ai mondiali. Già, ma poi avrà pesato Cannavaro. Con il capitano di Lippi in campo, per «Bobby gol» è stato uno spasso. Poi il divertimento si è fatto più faticoso. La Juve c’è rimasta male e si è fatta del male. Cannavaro bollito e Grosso imbalsamato hanno dimostrato che la nazionale potrà avere la tremarella, se Lippi non cambierà idea sui titolari difensivi.
Ma ieri sera tutta la squadra è finita in sbandata. Pronti via e il duo Diego e Trezeguet ha confezionato il gol che poteva chiudere il salmo in gloria: il gattone francese ha allungato l’ultima zampata in un bel caos d’area. E vai! Iaquinta e Del Piero, in panchina, avranno sentito bruciare meno l’accantonamento.

Poi ha cominciato a piovere, sul campo, ma soprattutto sulla Juve. Ed è stata tempesta. Zamora si è liberato di Cannavaro come di un ragazzino scocciante ed ha pareggiato. Davies ha preso una traversa. Gera, ungherese spesso devastante, ha rifilato la doppietta, prima sbucando in area e sfruttando il dormiveglia di Zebina e Grosso, poi calciando il rigore provocato dall’intervento di mano di Diego (interpretazione molto rigida). Infine è arrivata l’umiliazione: pallonetto nell’angolino calciato dal piede di Dempsey, che pareva quello di Messi.

Il Fulham ha fatto gioco e sfruttato gli errori. La Juve si è sciolta arrancando dovunque. Aveva in porta un quarantenne che si sarà domandato se davvero sia lui l’unico pensionabile. Vita magra per i portieri juventini. Vita magra per una squadra così squinternata.

Alla faccia di chi ieri annunciava (stampa tedesca) a Gourcuff un futuro bianconero per 25 milioni di euro o dell’ultima battuta di Tardelli: «Ci vorrebbe qualcuno che capisce di calcio, uno come Moggi». Solita storia. Ma questa Juve gli dà ragione.

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