RomaOmicidio preterintenzionale per tre agenti penitenziari. Omicidio colposo per tre medici. Sono le accuse per le sei persone finite sul registro degli indagati dei pm di Roma Francesca Loj e Vincenzo Barba per la fine di Stefano Cucchi, luomo di 31 anni morto il 22 ottobre scorso nel reparto di medicina penitenziaria dellospedale Sandro Pertini di Roma, pochi giorni dopo essere stato arrestato dai carabinieri per essere stato trovato in possesso di droga durante un controllo. Carabinieri che peraltro sarebbero del tutto estranei alla vicenda, non essendoci alcuno di loro tra gli indagati. Le parole degli agenti penitenziari, che hanno tirato in ballo i militari, non avrebbero secondo gli inquirenti alcun «peso probatorio», ma sarebbero stare pronunciate solo per alleggerire la posizione delle guardie carcerarie
Secondo gli inquirenti i medici - il responsabile del reparto Aldo Fierro, 60 anni, i sanitari Stefania Corbi, 42 anni, e Rosita Caponetti, 38 anni - avrebbero tenuto un comportamento «eccessivamente garantista» di fronte al rifiuto di mangiare e bere da parte di Cucchi: i medici infatti che per qualche giorno hanno avuto in cura il giovane detenuto avrebbero avuto tutti gli strumenti per alimentarlo e idratarlo. Gli agenti penitenziari Nicola Menichini, 40 anni, Corrado Santantonio, 50 anni, e Antonio Dominici, 42 anni, avrebbero invece picchiato il giovane il 16 ottobre in tribunale, tra il corridoio e la cella di sicurezza, nel sotterraneo del palazzo B della città giudiziaria di piazzale Clodio, prima delludienza di convalida del suo arresto. «Il giovane quasi certamente è stato scaraventato a terra e picchiato quando era senza difese», è la ricostruzione dei fatti dei pubblici ministeri. Secondo quanto riferito in Procura, Cucchi avrebbe sbattuto violentemente il bacino, procurandosi una frattura dellosso sacro, e avrebbe dovuto subire ancora una raffica di calci. La dinamica è stata elaborata - in assenza di una telecamera a circuito chiuso nel punto in cui sarebbe avvenuto il pestaggio - in base alle perizie dei consulenti medico-legali e soprattutto al racconto di un detenuto immigrato che avrebbe assistito al pestaggio e avrebbe ricevuto le confidenze di Cucchi. Le frasi del supertestimone, particolarmente importanti in assenza di altri riscontri, saranno presto acquisite con un incidente probatorio, atto questo che ha valore di prova in caso di processo. Per luomo, pare un clandestino, sarà anche avviato un programma di protezione.
Ieri si è svolto un sopralluogo nella cella del palazzo di giustizia dove è stato detenuto Stefano Cucchi prima delludienza di convalida con la partecipazione dei magistrati che svolgono le indagini e di guardie carcerarie. Assente il testimone, che probabilmente sarà portato sul posto la prossima settimana. Sempre la prossima settimana si svolgerà la riesumazione della salma di Cucchi, richiesta dalla famiglia, il cui incarico sarà affidato lunedì prossimo a un perito. In quelloccasione gli indagati potranno nominare dei consulenti di parte che parteciperanno agli accertamenti disposti per fare luce sulla morte del giovane.
I legali della famiglia Cucchi manifestano moderata soddisfazione per landamento delle indagini: «Riteniamo che la delicatezza degli accertamenti che devono essere ancora effettuati suggerisca rispetto per lindagine in corso, per giungere alla ricostruzione della verità», dicono gli avvocato Fabio Anselmo e Dario Piccioni.
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