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Indagini, anche i bambini chattano in rete

Si connettono regolarmente a blog, Youtube e messaggeria istantanea, chattano tutti i giorni, utilizzano con disinvoltura Facebook: sono gli adolescenti di casa nostra, «nativi» dell'era del Web 2.0 e veri e propri «speedy gonzales» della navigazione in rete. A loro è dedicato il Safer Internet Day, giornata per Internet più sicuro, che si è celebrata con due eventi, uno organizzato da Save the Children e Adiconsum e l'altro da Telefono Azzurro. Tutele per i ragazzi. Secondo un'indagine di Save the Children-Adiconsum, il 51,8% dei ragazzi tra 10 e 16 anni usa i servizi del web di nuova generazione, come i blog o Youtube. E chiede ai gestori dei siti una maggiore protezione della privacy, più informazione e protezione da contenuti inadeguati. Il servizio più usato è la messaggistica istantanea (50,9%), seguito dalla visualizzazione video (48%) e dai social network (32,5%). E c'è anche un 9% che accede occasionalmente a servizi rivolti esclusivamente a maggiorenni. Come è bello chattare. Un bambino su tre fra i 7 e 11 anni, secondo un'indagine Telefono Azzurro-Eurispes, chatta regolarmente su Internet. I navigatori adolescenti di Youtube sono il 73,8%. Aumentano, inoltre, quelli che dichiarano di aver diffuso false informazioni su una persona (13,2%). Se ricevono molestie via Internet, il 58,4% degli adolescenti afferma di troncare ogni rapporto; di evitare la chat, il forum o il sito dove l'ha conosciuto (13%); di non rispondere (45,4%). Il 19,8% invece invita il molestatore a non dare più fastidio. Solo il 3,1% ne parla con un adulto. Facebook non è giovane. Secondo un'indagine di Eurispes, i giovanissimi (18-24 anni) sono quelli meno suggestionabili dalle sue potenzialità vere o presunte. Sono loro, infatti, che credono che Facebook sia uno strumento utile per ritrovare vecchi conoscenti (72,1%) e passare il tempo (49,6%). Ma, al contrario sono i meno propensi a credere che consenta di stringere nuove amicizie (56,6%). Mini navigatori italiani senza controllo. Secondo una ricerca di Microsoft, i teenager italiani hanno poche limitazioni nell'utilizzo della Rete: quasi la metà (49%) utilizza Internet senza alcun tipo di supervisione da parte degli adulti. Al contrario, i genitori in Norvegia (28%) e in Spagna (21%) preferiscono monitorare la navigazione dei propri figli. I genitori portoghesi (67%) e quelli inglesi (66%) sono ancora più permissivi degli italiani. In caso di minaccia, il 38% dei teenager europei considera i genitori le prime persone cui chiedere aiuto, mentre il 30% si rivolgerebbe agli amici. Codice di autoregolamentazione. Tutti d'accordo su questo. «Bisogna arrivare a una autoregolamentazione da parte dei gestori» esorta Valerio Neri di Save the Children. E i gestori rispondono: «siamo da sempre favorevoli» dice Cristian Perrella di MySpace Italia, mentre per Daniela Cerrato, di Virgilio, «è importante guardare con attenzione i comportamenti degli utenti delle community e continuare a lavorare insieme sulle regole di cui Internet si è già dotato». «Servono regole, le chiedono gli stessi ragazzi» afferma Isabella Rauti, direttore del Dipartimento Pari Opportunità, madre di un quattordicenne che «passa molte ore al giorno su Facebook». La strada da seguire è la «coregolamentazione» secondo il capo dell'Ufficio legislativo del Ministero della comunicazione, Stefano Selli. Per l'associazione Meter occorre ripristinare il Comitato Internet e Minori. Youtube contro i bulli. Al via una collaborazione fra Telefono Azzurro e Google contro il bullismo, attraverso una campagna online informativa ed educativa. Sul canale YouTube www.youtube.com/telefonoazzurro verranno caricati video sul tema del bullismo, raggruppati in una playlist dedicata, che verrà continuamente arricchita di contenuti. Manager per le scuole.

Microsoft annuncia la nascita di una iniziativa che vede i suoi manager, opportunamente formati, andare nelle scuole ad aiutare i ragazzi a conoscere Internet e a promuovere un mondo online più sicuro. Sono coinvolti 23 Paesi europei e 800 dipendenti che faranno formazione su 50.000 ragazzi, genitori e insegnanti.

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