Indagini infinite in un clima di omertà

Sergio Ramelli è uno studente dell’Istituto Molinari di Milano. Ha diciotto anni ed è un militante del Fronte della Gioventù. Questo basta per decretare la sua condanna a morte. Viene aggredito sotto casa alle 13 del 13 marzo 1975. A colpire con le chiavi inglesi sono gli studenti di medicina di Avanguardia operaia. La corte d’assise di Milano emette la sentenza nel 1987: gli imputati vengono condannati per omicidio preterintenzionale. È una mezza sconfitta per l’accusa, ma le pene sono severe: fra i 15 e gli 11 anni. In appello accade l’esatto contrario: gli imputati vengono condannati per omicidio volontario, ma le pene scendono, anche perché viene concessa l’attenuante del concorso cosiddetto anomalo. Per Belpiede la pena viene dimezzata, da 13 a 6 anni. Belpiede, che dopo la laurea ha lasciato la sinistra radicale si è avvicinato al Pci e fa politica attiva a Cerignola, la sua città, viene arrestato. Dopo un paio d’anni torna in libertà e riprende la sua carriera di ginecologo. L’inchiesta fa comunque scoprire l’archivio «segreto» di Avanguardia operaia, con migliaia di schede sugli avversari politici. Chi vuole conoscere la storia di Ramelli può leggere il libro «Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura», uscito in tiratura limitata nel 1987 e via via diventato un testo di grande diffusione, fino ad essere ripubblicato nel 2007 da Sperling & Kupfer con la prefazione di Luca Telese. La storia di Ramelli sembra segnata sin dall’inizio dalla maledizione dell’odio politico: gli avversari dell’estrema sinistra non gli perdonano le frequentazioni dell’ambiente missino e lo prendono di mira ripetutamente. Così scatta l’agguato mortale. Dopo il funerale, una professoressa del Molinari, insegnante di lettere al triennio, dirà: «E che importa, se dunque era un fascista?».

Un altro docente chiuderà la porta ai rimorsi con una constatazione quasi banale: «A Roma sono più forti i neri, a Milano noi». Oggi quattordici città italiane hanno intitolato una via a quel ragazzo sfortunato. Altre, come Viareggio e Reggio Emilia, hanno scelto di dire no.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica