Con gli industriali del Nord Squinzi prende il largo

Con gli industriali del Nord Squinzi prende il largo

Da ieri il patron di Mapei, Giorgio Squinzi, è un po’ più vicino alla successione di Emma Marcegaglia alla guida degli imprenditori italiani. A Roma Unindustria si è espressa per Squinzi. E l’incontro tra i tre saggi (Luigi Attanasio, Antonio Bulgheroni e Catervo Cangiotti) nella sede di Confindustria Lombardia con i componenti settentrionali della giunta di Viale dell’Astronomia ha dato un esito largamente favorevole all’ex presidente di Federchimica: su 20 industriali consultati, ben 16 si sono espressi a favore di Squinzi.
Tra questi il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, il vicepresidente di Assolombarda Alessandro Spada, il presidente di Confindustria Liguria Sandro Capolini, il numero uno di Federacciai Giuseppe Pasini e i leader delle territoriali di Como, Lodi e Lecco. Ovvio l’endorsement dei due sponsor principali di Squinzi: l’ex presidente di Assolombarda Diana Bracco e la stessa Emma Marcegaglia (interpellata telefonicamente). Bombassei, anche lui componente della giunta, ha incassato tra l’altro l’atteso sostegno delle territoriali di Bergamo e di Brescia, il cui numero di rappresentanti in giunta è solo leggermente inferiore a quello di Milano. Perché dunque usare il condizionale visto che Assolombarda, l'associazione più rappresentativa, appare orientata, mentre la Confindustria di Roma e Lazio guidata da Aurelio Regina ieri ha espresso pubblicamente il proprio ok a Squinzi così come aveva fatto nello scorso weekend il Comitato Mezzogiorno di Confindustria che riunisce le otto regionali del Sud? La risposta è complessa: il presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini, non vuole spaccature e pronunciamenti ufficiali che dividerebbero la base milanese che laboriosamente ha portato a sintesi. E poi il manager di scuola Eni sa bene che in Confindustria non ci si spacca. E anche ieri l’ha fatto capire bene: «Non siamo un partito e nemmeno un sistema che fa le primarie, penso che un’associazione come Assolombarda debba mantenere la coesione e l’unione».
La mancanza di un indirizzo univoco per i 20 voti di Assolombarda consentirà di abbassare il quorum per le candidature, fissato al 15% dei 187 componenti della giunta. E potrebbe rimescolare le carte nel voto finale del 22 marzo giacché ogni componente voterà secondo coscienza e non secondo l’indirizzo espresso dalla propria associazione. Se il vantaggio di Squinzi si dovesse concretizzare, da Assolombarda uscirà il primo presidente milanese di Confindustria dopo ben 50 anni: l’ultimo fu Furio Cicogna, eletto nel ’61. E Confalonieri ha aggiunto anche un altro particolare: «Sono per Giorgio Squinzi, è bravo ed è milanista». Dal punto di vista «politico», ciò che Diana Bracco ha definito «consenso generalizzato per Squinzi» è rappresentativo di un orientamento più continuista rispetto a Marcegaglia e meno di rupture, come inizialmente si proponeva Bombassei al quale l’apporto di Montezemolo, di De Benedetti e le velate simpatie del Corriere hanno giovato fino a un certo limite.

Evidentemente, volendo usare le parole dell’ad di Bayer Italia Mauro Cassarini, il «grande equilibrio» di Squinzi è percepito come più tranquillizzante in questa particolare fase macroeconomica e politica. In cui Confindustria dovrà barcamenarsi a fatica tra Irap e articolo 18.

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