Gian Maria De Francesco
da Roma
La Finanziaria 2007 vale 40,1 miliardi di euro dei quali ben 28,6 miliardi sono maggiori entrate (e quindi più tasse), mentre soli 11,5 miliardi riguardano i tagli alla spesa pubblica. Allapparenza questa valutazione della manovra non sembrerebbe contenere elementi di novità, ma la vera sorpresa è lautore del giudizio: il Centro studi di Confindustria (Csc) che ha sostanziato attraverso i numeri la bocciatura senza appello da parte del presidente Luca Cordero di Montezemolo.
Tutte tasse. La legge di bilancio è composta per la maggior parte di maggiori entrate. Su 40,1 miliardi (dato sostanzialmente in linea con la relazione dei tecnici della Camera) il 71,3%, ovvero 28,6 miliardi, provengono dallinasprimento della pressione fiscale. Una misura difficile da giustificare considerati la diminuzione del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche e laumento delle entrate tributarie certificati da Bankitalia nel corso del 2006. «Complessivamente - si legge nel documento - la manovra e gli altri provvedimenti collegati prevedono un aumento netto delle entrate tributarie pari a circa 6,6 miliardi di euro. Ci si attende quindi un ulteriore aumento della pressione fiscale». La quota destinata alla riduzione dellindebitamento, infatti, è di soli 14,4 miliardi, mentre 11,8 miliardi sono destinati alla copertura di sgravi fiscali e di altri provvedimenti redistributivi come gli assegni familiari. Ben 13,9 miliardi andranno a coprire maggiori spese pubbliche, denuncia Confindustria.
Tagli finti. Il Csc nel supplemento mensile del 30 ottobre alle Note economiche non è stato tenero neanche nei confronti dei cosiddetti tagli di spesa. La razionalizzazione degli uffici e degli enti pubblici dovrebbe comportare un risparmio per 2,4 miliardi che «proviene da accorpamenti tra strutture e non deriva, invece, da alcuna riforma ragionata del modus operandi del settore». Allo stesso modo, i 2,9 miliardi di minori costi sanitari per le Regioni dovrebbero essere finanziati dallintroduzione di nuovi ticket. Questi ultimi, sottolineano gli analisti di Viale dellAstronomia, «risultano tra i risparmi di spesa ma costituiscono maggiori introiti».
Crescita frenata. Il combinato disposto di maggiori tasse senza nessun rigore nella spesa potrebbe essere infausto per leconomia italiana, precisano gli industriali. Se nel primo semestre 2006 il pil ha registrato un tasso di incremento annuo dell1,6% grazie alla positiva evoluzione delle esportazioni (+2,6%), il secondo è meno promettente. Il Csc stima per lanno in corso un aumento tendenziale del prodotto interno lordo dell1,5 per cento. La crescita dovrebbe rallentare nel 2007 all1,4 per cento. Le previsioni non sono state modificate rispetto alle Note economiche dello scorso settembre quando la Finanziaria non era stata ancora varata, ma si registra la preoccupante flessione degli indici di fiducia Isae relativi a imprese e consumatori. «La ragione di fiducia di questo calo - ricordano i tecnici guidati da Sandro Trento - risiede nel peggioramento delle aspettative future sia in relazione al quadro economico generale sia alla situazione personale». Questo clima influisce negativamente sulle decisioni di spesa e potrebbe rappresentare «un incentivo allaccumulazione di risparmio a scopi cautelari».
Il massimalismo di quella che Montezemolo ha definito «la sinistra conservatrice», pertanto, può appesantire la produttività del sistema-Italia. Allo stesso modo, linflazione italiana ha evidenziato unaccelerazione rispetto alla media Ue legati agli aumenti nei comparti alimentare e dellabbigliamento e calzature. Il futuro è denso di incognite.
Malcontento. «Non cè traccia di spirito riformatore, mentre sono riemerse vecchie locuzioni classiste», aveva scritto Montezemolo nel messaggio inviato al seminario Glocus del 21 ottobre.
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