«Le aziende che producono dispositivi medici e tecnologie diagnostiche partecipano in modo determinante a migliorare lo stato di salute delle persone, in termini di aumento dellaspettativa e della qualità di vita». Lo ha ricordato Angelo Fracassi, presidente di Assobiomedica, allincontro romano di Diabiotech ed al quale hanno partecipato imprenditori, docenti, sindacalisti, esperti del mondo sanitario. Fracassi da pochi mesi è stato nominato alla presidenza della Federazione, associata alla Confindustria, di tutte le imprese che operano nellarea biomedicale e della diagnostica: 5,8 miliardi di volume di affari, oltre 30mila addetti.
Le risorse finanziarie limitate rispetto alle crescenti esigenze dei pazienti anche per il processo dellinvecchiamento, rendono sempre più difficile garantire al sistema qualità e sostenibilità. Tra gli obbiettivi e i vincoli come ha ricordato il professor Federico Spandonaro, delluniversità di Roma Tor Vergata vi sono la qualità dellassistenza, lo sviluppo industriale, la competitività, linnovazione, il controllo della spesa. Elementi spesso con dinamiche contrastanti. Oltre l80% dei dispositivi biomedicali utilizzati dai pazienti hanno meno di due anni. Necessitano di protezione e promozione dellinnovazione che mal si conciliano con lazione del servizio sanitario nazionale che ha come obbiettivo il contenimento della spesa sanitaria.
«Seguire logiche di standardizzazione della domanda e dellofferta significa ha precisato il presidente Fracassi non rispettare le esigenze dei pazienti che necessitano di dispositivi medici e diagnostici di alta qualità e con adeguata assistenza». Purtroppo presentano anche aspetti di fragilità e di debolezza.
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