Politica

Gli inglesi: «Camilla mai regina» E il museo le nega la statua di cera

In un sondaggio il 56% degli intervistati le concedono solo il titolo di principessa consorte

Lorenzo Amuso

da Londra

Non c'è nulla da fare, i sudditi non la vogliono sul trono. Nonostante gli innumerevoli sforzi per catturare le simpatie popolari, le diete dimagranti, la massiccia campagna mediatica, il nuovo guardaroba all'insegna dell'eleganza, l'impegno in iniziative di beneficenza, la graduale assunzione di incarichi al fianco del principe Carlo, la maggioranza dei britannici continua ad opporsi all'incoronazione di Camilla. A tre giorni dal primo anniversario di matrimonio della coppia reale, un sondaggio, commissionato dal quotidiano Times, conferma la scarsa popolarità che accompagna ancora oggi la duchessa di Cornovaglia. Se le nozze nel municipio di Windsor, celebrate lo scorso 9 aprile, hanno aiutato il principe del Galles a riconquistare qualche consenso in vista della sua investitura a re, una netta maggioranza resta implacabilmente contraria al conferimento del titolo di regina a sua moglie. Un destino beffardo per Camilla Parker Bowles che non ha mai nascosto le sue scarsissime ambizioni monarchiche. Alla vigilia delle nozze era dovuto intervenire persino il ministro degli affari costituzionali, Christopher Leslie, per spiegarle l'inevitabilità della corona una volta che il marito fosse diventato re. Lei rassegnata aveva però rifiutato il titolo di principessa di Galles, di cui peraltro ha diritto, in rispetto della memoria di Lady Diana. Ad un anno di distanza dallo scambio di fedi con Carlo, se il 21% degli interpellati si dice d'accordo che la duchessa di Cornovaglia possa essere incoronata regina, il 56% preferirebbe che le venisse conferito il semplice titolo di «principessa Consorte». A dispetto della solidarietà femminile, sono in maggioranza le donne (60%) le principali nemiche di Camilla, colpevole di essersi intrufolata nella vita famigliare dell'intoccabile Lady D. Un analogo sondaggio, condotto nel 1981, aveva anticipato - con una una percentuale bulgara (94%) - l'incoronazione della giovanissima Diana Spencer, neo-moglie di Carlo e già beniamina di un’intera nazione.
Altri tempi, quando ancora la monarchia era immune agli scandali rosa, il Parlamento si mostrava ossequioso, l'opinione pubblica si inginocchiava devota. Non come oggi che Camilla è costretta ad incassare in silenzio gli scoop dei tabloid sulle scappatelle di Carlo con Barbara Streisand, o il secco no del museo di Madame Tussaud che le ha negato, unico membro della famiglia reale, una banale statua di cera perché «non è ancora molto popolare». Avversata non solo dai fedelissimi ultrà di Lady D, ma anche dagli attivisti di Peta, un'organizzazione che si batte contro il commercio delle pellicce, per via di una sciarpa di coniglio.
Camilla, la principessa crudele, la meno amata del reame, verso la quale persino il Parlamento non è benevolo, escludendola - il solo caso a Buckingham Palace - dalla Civil List per il rimborso delle spese. Sua Altezza Reale, in quanto moglie dell'erede al trono, la duchessa di Cornovaglia rischia così di diventare - suo malgrado - la più efficace rappresentazione della moderna monarchia britannica, che da tempo ha smarrito autorità e blasoni inseguendo vanamente il consenso popolare, sospesa tra un prestigio ormai scaduto e un nostalgico cerimoniale. Una vera crisi di identità condivisa anche dallo storico di corte David Starkey: «Non si tratta di ostilità contro la corona, piuttosto di una mancanza di entusiasmo verso le vicende di corte.

La Regina agisce come simbolo di continuità, ma nessuno è ancora riuscito a rispondere alla domanda: che cosa continua?».

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