LondraUn tunnel, una società di scommesse, persino ponti e parchi. Tutto in vendita. È questa la nuova ricetta del premier Gordon Brown per risanare il deficit pubblico. La Gran Bretagna ricorre alla finanza creativa e presenta un piano per disfarsi nei prossimi due anni di 16 miliardi di sterline in attività pubbliche. Tra i beni da cedere figurano la quota di partecipazione del governo nella linea ferroviaria che attraversa la Manica e unisce Regno Unito e Francia, la quota statale del 33 per cento in Urenco, la società che produce uranio arricchito destinato alle centrali atomiche, un portafoglio di prestiti agli studenti e il sistema di scommesse Tote. Altre cessioni riguarderanno le amministrazioni locali. Finiranno in vendita anche centri ricreativi o poli di business.
Il programma, illustrato ieri dallo stesso primo ministro, non ha mancato di sollevare dubbi e polemiche. Brown ha spiegato che nella fase iniziale si prevede di raccogliere circa 3 miliardi anche dalla vendita di alcuni immobili statali, ma secondo i partiti dell'opposizione il governo non sta facendo abbastanza per migliorare la situazione. Downing Street ha poi sottolineato che la vendita di queste attività segna l'inizio di un processo di valutazione delle altre attività che potrebbero venir gestite meglio attraverso parziali o totali privatizzazioni. Tutte queste operazioni dovrebbero poter riportare a un livello di normalità il debito pubblico che a causa della crisi mondiale e delle misure eccezionali di sostegno all'economia è aumentato del 12 per cento rispetto al Pil ed è tuttora in crescita.
Nell'aprile scorso il Cancelliere Alistair Darling dichiarò che nei prossimi due anni il deficit avrebbe potuto raggiungere la cifra record di 175 miliardi di sterline. Una manovra finanziaria eccezionale che contribuisse a riequilibrare il bilancio garantendo una rinnovata crescita economica sembrava quindi inevitabile. Nell'annunciare il programma Brown ha anche dichiarato che il taglio prematuro dei costi potrebbe smorzare il processo di recupero economico se effettuato in un momento in cui il lavoro per stabilizzare l'economia mondiale è completato soltanto per metà. «Tuttavia - ha ammesso - la crescita della spesa dovrà essere ridotta dopo l'aprile del 2011, tagliando programmi di minor priorità e rallentando quelli di sostegno che erano partiti per far fronte all'emergenza». Il progetto non ha però entusiasmato l'opposizione. «Probabilmente queste cessioni sono necessarie - ha commentato il leader dei conservatori David Cameron - ma di certo non sostituiscono una manovra economica di lungo termine. D'accordo, abbiamo bisogno di queste entrate, ma dobbiamo essere consapevoli che se si vende qualcosa questo può esserci di aiuto nel breve termine, ma non ci servirà a vivere nel lungo termine». Cameron ha quindi sottolineato che occorre mettere mano alla spesa pubblica per ridurre il deficit e assicurarsi nel contempo che i beni pubblici non vengano svenduti. «Ricordiamoci - ha aggiunto - che stiamo parlando del primo ministro che ha venduto la nostra riserva aurea e se l'avesse fatto più tardi ci avrebbe ricavato quattro volte tanto. Non vogliamo altre incompetenze di questo genere da lui». Ancora più duro il commento del portavoce per il Tesoro dei Liberaldemocratici che ha definito il piano del governo una «car boot sale», un «fuori tutto», un'offerta fatta in un mercato fortemente depresso.
La proposta di vendita che ha sollevato più dubbi è quella relativa all'Urenco, poiché si teme che l'uranio arricchito, vada a finire nelle mani sbagliate, ma Brown ha garantito che nel patto di vendita c'è una clausola a protezione della sicurezza nazionale. Preoccupa anche la cessione della Tote, società che lo Stato aveva tentato di vendere già in passato sempre senza successo.
Intanto l’annuncio ha fatto crollare la sterlina in Borsa: ha ricordato ai mercati quanto siano messe male le finanze pubbliche.
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