Giornata di grandi prime a Bormio: vince Christof Innerhofer, che non era mai salito su un podio di coppa del mondo, e vince l'Italia, che sulla pista Stelvio, creata per i mondiali del 1985 e da allora diventata una delle grandi classiche del circuito, non aveva mai trionfato in discesa.
Numero 1 dell'ordine di partenza, numero 1 in classifica, «Inner», come tutti lo chiamano, una settimana fa in Val Gardena aveva chiuso la discesa al 47° posto, quasi ultimo, ma era rimasto alla cerimonia del podio perché il suo fan club aveva vinto un premio speciale per il colore e l'allegria che aveva portato al parterre. Inner aveva guardato con un po' di malinconia i primi tre, Walchhofer, Miller e Osborne-Paradis, raccontando di non sapersi spiegare quei quattro secondi e mezzo beccati giù per la Saslong ammorbidita dal caldo. Più chiaro era stato Claudio Ravetto, il dt degli azzurri: «Inner sul molle è negato, non va avanti, c'è poco da fare, lui ha bisogno del duro».
La batosta ha fatto bene al ragazzone di Gais (vicino a Brunico), 24 anni compiuti da pochi giorni. Appena arrivato a Bormio e viste le condizioni della Stelvio, pista su cui anche in passato aveva fatto ottime gare (l'anno scorso 9° partendo fra gli ultimi), ha pensato che la grande occasione fosse finalmente arrivata. Miglior tempo nella prima prova di venerdì, 12° in quella di sabato alzandosi e tirando i freni per non stancarsi, ieri Inner ha avuto in sorte il numero 1, perfetto per trovarsi sotto gli sci un terreno vergine, sul quale disegnare le proprie linee senza timore di sentire gli sci sbattere per le vibrazioni causate dall'alta velocità.
Giornata splendida, ma pista al buio, almeno per la prima ora di gara, quella in cui di solito scendono tutti i migliori. Ma non ieri
perché Bode Miller, sempre più amato dalle ragazzine ma sempre più antipatico con chi fa il nostro mestiere di giornalisti, aveva volontariamente disertato la cerimonia di consegna dei pettorali per farsi penalizzare con 600 euro di multa (chissenefrega, avrà pensato), ma soprattutto con un numero di partenza oltre il 45. All'americano è così toccato partire per 46°, ben un'ora e mezzo dopo Innerhofer anche a causa di diverse cadute. Mossa furba quella di Miller, mossa alquanto scorretta che però non gli è bastata per fare il risultato che sperava grazie alla pista più soleggiata. Ha chiuso infatti quarto, alle spalle di Miki Walchhofer, terzo, dell'altro austriaco Klaus Kroell, secondo, e soprattutto di Christof Innerhofer, il cui tempo strepitoso di 2'03"55 ha resistito dall'inizio alla fine della gara.
«Aspettare la prova di Miller è stata una vera sofferenza, in quei lunghi momenti ero più nervoso che alla partenza - ha ammesso l'azzurro -, ma forse mi sono gustato la vittoria ancora di più e posso dire solo una cosa: è uno dei giorni più belli della mia vita». Commosso, Inner ha ringraziato tutti, compreso l'amico che gli ha consigliato di andare in chiesa prima della gara: «D'ora in avanti lo farò sempre!» ha promesso prima di raccontare dei sacrifici fatti dalla famiglia per permettergli di sciare: «Mio padre fa il carrozziere e andrà in pensione fra pochi mesi, mia mamma faceva la panettiera e lavorava di notte prima di portarmi agli allenamenti. I miei primi anni sono stati duri, andavo male e più volte ho pensato di smettere. Ma poi ho capito che lavorare come muratore sarebbe stato ancora più duro... Finalmente ora potrò sdebitarmi con chi mi ha sempre aiutato».
Innerhofer porta all'Italia la terza vittoria stagionale: dopo Peter Fill a Lake Louise e Werner Heel in Val Gardena, è sempre un velocista a farci gioire, ma Christof nel sangue ha la polivalenza e non per niente in estate è stato l'ombra di Peter Fill, saltando da una squadra all'altra per cercare di lavorare in tutte le discipline.
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