"Innocente a San Vittore, un incubo"

Luigi Ferini Strambi, il luminare del San Raffaele gettato in cella per truffa ma poi assolto racconta lo choc del carcere: "Lessi romanzi per tutto il tempo. Non ricordo neanche un titolo"

"Innocente a San Vittore, un incubo"

In quelle interminabili giornate, chiuso in casa, vedeva e rivedeva sempre lo stesso film: «Detenuto in attesa di giudizio». «Avrò messo il dvd nel videoregistratore almeno trenta volte, con le immagini di un disgraziatissimo Alberto Sordi. Seguivo le sue peripezie, i suoi guai, le sue vicissitudini e mi riconoscevo in lui. Era Alberto Sordi, ma raccontava la mia storia». La vicenda cupa di Luigi Ferini Strambi, 54 anni, direttore del Centro di medicina del sonno del San Raffaele, rimasto due mesi in cella e assolto finalmente nei giorni scorsi dal tribunale di Milano.
Un’autorità mondiale nel suo campo, Ferini Strambi, ma anche un volgare truffatore per la procura di Milano. Nel giugno 2008 lo scienziato si ritrova a San Vittore perché avrebbe aumentato il numero delle giornate di ricovero dei pazienti nella clinica Ville Turro. Insomma, la classica frode ai danni del Servizio sanitario nazionale che avrebbe rimborsato al San Raffaele cifre gonfiate e spropositate. Uno scandalo. Con lui finisce in manette anche l’allora direttore sanitario di Ville Turro Salvatore Mazzitelli che però se la cava con una misura più soft: finisce ai domiciliari.
«Ho ricordi a flash dell’esperienza in cella - prosegue il professore - so che ho trascorso gran parte del tempo nella biblioteca di San Vittore, ben fornita e poco frequentata, leggendo molti libri, dai classici ai gialli, ma se dovessi dirle un titolo, un titolo che sia uno, è nebbia. Ho cancellato, ho resettato, ho chiuso quei file. Leggevo e parlavo con gli altri detenuti, i miei compagni di cella: eravamo in quattro in uno spazio angusto e con il caldo dell’estate, ma c’era molta solidarietà fra di noi».
Solidarietà, ma anche rabbia. «Non capivo perché mi avessero arrestato. In quel periodo sono stato ascoltato due volte dai pm che avevano chiesto il mio arresto, Tiziana Siciliano e Grazia Pradella. Credo fossero convinte inizialmente di aver a che a fare con una sfilza di ricoveri fantasma. Poi, dopo aver controllato, hanno provato a sostenere un’altra tesi: i ricoveri non erano assolutamente necessari. Vede, da me e dai miei colleghi non si presenta il malato immaginario che non dorme perché il gatto lo tiene sveglio. Arrivano soggetti che soffrono per patologie molto gravi, colpiti da insonnie devastanti, sfibranti, distruttive. E comunque noi diversifichiamo l’offerta a seconda dei problemi: visitiamo circa 4-5mila persone l’anno e di queste ne ricoveriamo non più di seicento. Una percentuale che non oltrepassa il 15 per cento. Ho provato a dire e a spiegare, ma ho avuto la sensazione che non si andasse da nessuna parte. La procura era convinta, arciconvinta di avere ragione e tutto quello che io e i miei avvocati documentavamo non incideva sull’andamento dell’inchiesta».
Ferini Strambi trascorre a San Vittore un paio di mesi, poi vien chiuso in casa, ai domiciliari. «Aspettavo un segnale positivo, ma nulla sembrava potermi schiodare da quella situazione. La comunità scientifica internazionale aveva saputo in poche ore del mio arresto, ero imbarazzato, umiliato, per fortuna sulla mia posta elettronica, che pure non potevo vedere, arrivavano centinaia di messaggi di solidarietà, spediti dai pazienti. “Resista”, “noi crediamo in lei”, “siamo sbigottiti”, “non si preoccupi”. Alla fine ne ho contati 1.200. Dovevo tenere duro. A San Vittore il momento peggiore arrivava alla sera, quando chiudevano la porta della cella. Era terribile, mi avvolgeva un senso di soffocamento, di angoscia, di paura irrazionale e oscura. A casa andava un po’ meglio, ma solo un po’. La mia vita restava sempre bloccata, impantanata, schiacciata. Poi finalmente mi hanno lasciato libero, ma le accuse non sono cadute. Anzi, dopo aver cercato vanamente di dimostrare prima che i ricoveri erano fittizi, e poi inutili, la procura ha cominciato a contestare le degenze di tre giorni, sostenendo che erano troppo lunghe. Ho risposto elencando le prestazioni ambulatoriali: un buon 30 per cento dei pazienti passa in ambulatorio e torna a casa senza trascorrere una sola notte a Ville Turro. Tutto inutile. I pm non hanno mollato la presa».
Comincia il processo. La procura, inesorabile, va avanti per la sua strada e chiede la condanna di Ferini Strambi a 3 anni. «I pubblici ministeri sono stati ascoltati dalla Commissione sanità del Senato e hanno ripetuto quella litania di dati e numeri che avevo contestato e corretto, fornendo tutta la documentazione necessaria. Ai senatori, invece, hanno raccontato un altro San Raffaele che, per fortuna, non esiste. E questo mi dispiace, anche se da altre parti sono arrivati segnali di stima molto importanti. Così, l’anno scorso, sono stato confermato per acclamazione responsabile europeo della Società mondiale di medicina del sonno». Una bella soddisfazione, ma la soddisfazione più grande è arrivata venerdì scorso con l’assoluzione.

Tripla, perché il tribunale ha scagionato anche Mazzitelli e la Fondazione San Raffaele che pure rischiava una condanna in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle società. «In pochi minuti sul mio telefonino sono arrivati più di cento messaggi di felicitazioni. I miei pazienti sapevano che non rubavo e mi sono sempre rimasti vicini».

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