Innokentij Veniaminov

Si chiamava Ivan e nacque nel 1797 in un villaggio sperduto del governatorato russo di Irkutsk. Studiò nel seminario del capoluogo e nel 1821 venne ordinato sacerdote. Due anni dopo cominciò con la sua carriera di missionario e, come prima tappa, fu assegnato alle lontane isole Aleutine. Seguirono altri spostamenti in Estremo Oriente, in Alaska (a quel tempo russa) e in Siberia. Scrive Il’ja Semenenko-Basin nel suo catalogo di santi russi Eternamente fiorisce (La Casa di Matriona) che padre Ivan iniziava sempre col tradurre i Vangeli nella lingua locale: aleutino, inuit, tinglit, jakuto eccetera. Egli si dedicò anche allo studio scientifico dei luoghi, sia dal punto di vista etnografico che da quello più strettamente geografico. Nel 1840 prese i voti monastici col nome di Innokentij e fu consacrato vescovo della penisola di Kamcatka, con giurisdizione sulle isole Kurili e Aleutine. Dovendo occuparsi anche della cura pastorale delle comunità d’Alaska e Siberia, nel 1850 fu elevato al grado di arcivescovo. Nel 1868, ormai avanti con gli anni, venne nominato alla cattedra di Mosca col titolo di metropolita. Sebbene quasi cieco, fondò in quella città una Società Missionaria e si adoperò perché le Sacre Scritture venissero tradotte nelle lingue dei popoli via via cristianizzati. Morì nel 1879 e fu canonizzato nel 1977.

Adesso approfittiamo dello spazio rimasto per segnalare, di Mario Mauro ed Elisabetta Chiappa, Piccolo dizionario delle radici cristiane d'Europa; Angela Pellicciari, I Papi e la Massoneria; Alberto Leoni, La «quarta» guerra mondiale (editi da Ares).

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