Insider trading: la Consob «firma» la prima condanna

Insider trading: la Consob «firma» la prima condanna

da Milano

Condanna per abuso di informazioni privilegiate: la sentenza porta in calce il timbro della Consob, ed è la prima in Italia dal recepimento, nel maggio 2005, della direttiva Ue sul cosiddetto market abuse. A esserne colpito è l’imprenditore bresciano Ettore Lonati, al quale è stata inflitta una multa da 1,5 milioni di euro, confiscati beni per 3,2 milioni (il valore attribuito al profitto illecitamente ottenuto) e imposto il divieto di ricoprire cariche sociali per i prossimi sei mesi.
La vicenda che ha portato al verdetto non è proprio «freschissima»: risale infatti al 1999, quando Emilio Gnutti passa a Lonati (uno dei suoi alleati storici, coinvolto anche nel tentativo di scalata ad Antonveneta) alcune notizie riservate relative a operazioni societarie che avrebbero riguardato la Cmi, la Cantieri metallurgici italiani della famiglia Falck in procinto di riconvertirsi al business dell’ecoindustria. I grafici borsistici di Cmi dal periodo che intercorre dall’11 febbraio al 19 marzo di quell’anno raccontano la storia di un titolo effervescente come mai era stato, protagonista di un rialzo di quasi il 23%, tra scambi vorticosi (58mila pezzi, contro una media di 11.500 nel trimestre precedente). Da quei movimenti anomali, scatta un’indagine della Consob volta ad accertare se vi sia stato insider trading. Alla fine, l’accertamento si chiude con un atto dovuto, la segnalazione alla magistratura. Segue così il rinvio a giudizio di Gnutti e Lonati (al quale viene contestato l’acquisto di 320mila azioni grazie alla «soffiata» dello stesso Gnutti) e la successiva condanna da parte del Tribunale di Brescia, rispettivamente, a 8 mesi di reclusione e 100mila euro di ammenda e a 6 mesi e 100mila euro di ammenda.
Caso chiuso? No, perché i due imprenditori non accettano la sentenza, decidendo di ricorrere in appello. Passa altro tempo, e quando il dossier arriva sul tavolo del magistrato è l’ottobre 2005. Insomma, fuori tempo massimo, perché l’Italia ha già fatto propria la normativa sull’abuse market che, tra l’altro, conferisce alla Consob poteri ispettivi che includono le intercettazioni telefoniche, oltre alla possibilità di confiscare beni. Ma, soprattutto, uno dei capisaldi della legge è la netta distinzione tra l’insider primario, cioè colui che fornisce le informazioni privilegiate e che è quindi soggetto a sanzioni penali, da quello secondario, ovvero chi quelle informazioni le utilizza, da colpire con sanzioni amministrative.

A quel punto, la Corte di appello può pronunciarsi soltanto su Gnutti, al quale viene confermata la condanna (seppur ridotta a 4 mesi di reclusione e 80mila euro di multa), mentre il caso Lonati diventa di competenza della commissione guidata da Lamberto Cardia che, accertata la violazione, decide di condannare l’industriale bresciano.

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