Continua la polemica sul nuovo Piano rifiuti regionale del Lazio, siglato lo scorso 14 giugno dal governatore - nonché commissario straordinario per lemergenza rifiuti - Piero Marrazzo e dal ministro dellAmbiente, Alfonso Pecoraro Scanio. Un piano che ha suscitato critiche trasversali e che, allinterno della maggioranza, è gia stato bocciato da Margherita, Sdi e Socialisti riformisti perché con i suoi tre impianti previsti (i termovalorizzatori di San Vittore, Colleferro e il gassificatore di Malagrotta) e le sue sei linee di esercizio (più due di riserva) sarebbe insufficiente a scongiurare il cosiddetto «rischio Campania».
Ma ora, a lanciare un nuovo grido dallarme è il presidente del Co.la.ri («Consorzio Laziale Rifiuti»), Manlio Cerroni, titolare della discarica di Malagrotta, che lo scorso 19 giugno ha scritto una lettera sullargomento allo stesso Marrazzo, al sindaco di Roma Walter Veltroni e al presidente della Provincia, Enrico Gasbarra. «In questi giorni - si legge nella missiva - abbiamo letto sulla stampa cittadina notizie non del tutto chiare sul nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti che, dopo tante vicissitudini e discussioni, dovrebbe risolvere definitivamente il problema e affrancare la Regione Lazio dallemergenza almeno per qualche decennio: quanto riportato ci lascia molto perplessi». Seguono una serie di indicazioni di massima - quali lesortazione a «dotare la regione di una o più piattaforme per il trattamento dei rifiuti pericolosi» - e una nota operativa in cui si riporta la «situazione effettivamente esistente affinché ciascuno possa assumersi in concreto le proprie responsabilità».
E alla luce del Piano rifiuti appena approvato, dal rapporto di Cerroni emergono cifre che rendono le previsioni per il futuro a dir poco preoccupanti: al netto della raccolta differenziata media (pari a circa il 12 per cento), infatti, nel 2006 il quantitativo di rifiuti (urbani e assimilabili) prodotti nel Lazio oggetto di smaltimento in impianti e discariche è stato di 3 milioni e 416mila tonnellate/anno. Se si parte dallipotesi che la raccolta differenziata aumenti di un ulteriore 28 per cento - arrivando cioè a quel 40 per cento previsto dal Piano regionale - resterebbero da trattare circa 2 milioni e mezzo di tonnellate/anno di rifiuti. Ma attualmente gli impianti di termovalorizzazione del «cdr» (il combustibile derivato da rifiuti) attive nel Lazio, cioé San Vittore (una linea) e Colleferro (due linee), riuscirebbero nella migliore delle ipotesi a bruciare 220mila tonnellate annue, mentre il gassificatore di Malagrotta - il terzo impianto previsto dal piano Marrazzo-Pecoraro Scanio - è autorizzato per 182mila tonnellate di «cdr». Una volta a regime, quindi, la disponibilità di termovalorizzazione sarà di sole 402mila tonnellate di «cdr»: una quantità notevolmente inferiore rispetto a quella necessaria (pari a circa 737mila tonnellate annue, assumendo che la quantità di «cdr» ricavabile è mediamente pari al 30 per cento dei rifiuti urbani).
Inevitabili le conclusioni: «Per affrancare la Regione Lazio dalla emergenza rifiuti - continua il rapporto - occorrono altre due linee, sempre che lobiettivo del 40 per cento per la raccolta differenziata non risulti una chimera».
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