Intanto i ministri litigano per la Banca del Sud

RomaC’è voluta l’intercessione di San Silvio da Arcore per far tornare la pace in un Consiglio dei ministri che, per una mezzoretta, s’era trasformato - metaforicamente, ma non troppo - in un campo di battaglia. Argomento del dissidio: il piano per il Mezzogiorno, e in particolare la Banca del Sud cara a Giulio Tremonti.
Che cosa è accaduto ieri mattina nella sala del Consiglio, a palazzo Chigi? In apertura di riunione, il ministro dell’Economia s’è presentato con un testo riguardante la Banca del Sud, l’istituto che dovrebbe contribuire al rilancio dell’economia meridionale in raccordo con le banche di credito cooperativo. Un «fuori sacco», come si dice in linguaggio burocratico, non previsto nell’ordine del giorno del Consiglio. Tremonti ha chiesto ai colleghi di scegliere la natura del provvedimento: di iniziativa del governo, oppure parlamentare.
Da questo momento in poi, le versioni divergono. Secondo quella fornita da alcuni ministri, in particolare dai meridionali, Tremonti è stato accusato di aver messo in atto un «blitz», portando all’approvazione un testo di cui nessuno aveva mai visto i contenuti, e sganciando di fatto la banca dall’intero pacchetto Mezzogiorno. A far partire la fronda è stata, riferiscono, Stefania Prestigiacomo. Il ministro dell’Ambiente, che senza dubbio non ha ancora dimenticato la polemica con Tremonti a proposito delle autorizzazioni per le centrali nucleari, avrebbe detto: «E questo sarebbe il piano per il Mezzogiorno? Per il Sud ci vogliono fondi veri, progetti, non ragionamenti generici».
A quel punto si sono accavallati gli interventi. Tutti a chiedere spiegazioni e particolari, da Angelino Alfano a Ignazio La Russa, da Claudio Scajola a Mariastella Gelmini. Lo stesso Roberto Calderoli avrebbe fatto presente che il progetto della Banca del Sud dev’essere inquadrato in un progetto complessivo per il Meridione. «Dove sono le carte? Prima leggiamo le carte, poi discutiamo», ha attaccato Raffaele Fitto. Si racconta che il malumore dei ministri derivi dal fatto che il governo sta discutendo dall’estate di un intervento complessivo a favore del Mezzogiorno. Tremonti, dicono, non può fare un «blitz» sulla sola banca.
L’atmosfera si surriscalda, interviene Berlusconi. Se ne parlerà ancora nel prossimo Consiglio dei ministri. In conferenza stampa il premier sfoggia la sua abilità: «Abbiamo mandato avanti il lavoro sul “piano Berlusconi” per il Sud. E abbiamo mandato avanti, con una formulazione precisa, il disegno di legge per la Banca del Sud».
Tutto bene? No, perché il dissidio varca le porte delle sale ovattate di palazzo Chigi e finisce sui terminali delle agenzie di stampa. Si parla di «dibattito», di «scontro». Ma Tremonti non ci sta. Il ministero dell’Economia rende nota una puntigliosa nota di precisazione: «Nessun blitz, e di conseguenza nessuno stop. Il ministro Tremonti ha chiesto l’avvio della discussione sulla Banca del Sud, in applicazione del decreto legge 112 del 2008 (la manovra anticrisi dell’anno scorso, ndr)». E qui la nota tremontiana si dilunga a spiegare che la banca, prevista come istituto di diritto privato, «non può e non deve essere confusa con gli strumenti di intervento pubblico del piano per il Sud».
Comunque, specifica ancora Tremonti, il testo dell’articolato sulla banca è stato depositato all’ufficio legislativo di palazzo Chigi in vista del prossimo Consiglio dei ministri.

Quanto agli strumenti del piano Sud, sono in elaborazione alla presidenza del Consiglio. Dunque, «né polemiche né mediazioni». Una ricostruzione che viene confermata «in pieno», in serata, da una nota di palazzo Chigi: «La Banca del Sud sarà approvata al prossimo Consiglio dei ministri».

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