Per estorcere del denaro a poveri malcapitati scomodava «agganci» molto, ma molto, in «alto». Sosteneva cioè di essere in contatto addirittura con la Madonna di Medjugorie. Così, per lei, era possibile metter fine a qualsiasi tipo di problema personale o causa di sofferenze. La protagonista della truffa è una zingara di origini slave di 28 anni, Sylvana Dargutinovik, arrestata per aver truffato una signora convincendola a consegnarle 50mila euro in cambio di un aiuto «ultraterreno».
La nomade risulta residente in un campo rom di Torino; ha avvicinato la sua vittima, una brianzola di 50 anni, sul piazzale di un centro commerciale di Monza. La donna le aveva raccontato i suoi guai (un figlio trentenne gravemente malato, un matrimonio a pezzi, un fratello morto da poco per un male incurabile). Un racconto disperato, ma non così tanto da inibire le smanie della nomade, che è riuscita in più riprese a persuaderla circa un suo «intervento» e, soprattutto, a farsi quindi consegnare il denaro necessario per ottenere una «grazia».
Anche ai «miracoli», però, c'è un limite.
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