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Inter, l’ultimo batticuore «Rischioso segnar poco»

Signora omicidi al contagocce. Mancini è preoccupato: «Sprecare tanto, non è da grande squadra». E per la Juve carica Adriano

Inter, l’ultimo batticuore  «Rischioso segnar poco»

Riccardo Signori

«Siamo una buona squadra, ma non siamo una grande squadra. Sbagliamo troppi gol». Domenica sera, nemmeno il tempo di gustarsi la bella partita della sua squadra contro la Fiorentina, Roberto Mancini tirava questa conclusione con gli amici suoi. Mercoledì sera se lo è ripetuto. Il vizietto non è insanabile, ma comincia ad essere un fastidioso prurito. L’Inter bella di notte (meglio dimenticare l’afoso pomeriggio di Palermo) ti manda sulle stelle, ma non ti fa salire fin sulla luna. Altra storia rispetto all’anno passato quando furono gol (soprattutto subìti) e pareggi. Altra storia da raccontarsi prima di fare i conti con la Juve. «Eppure, visti gli ultimi risultati, vincere a Torino rappresenta la normalità», continua a ripetere Moratti, come toccasse un amuleto.
Per ora, anche i risultati stanno dalla parte della squadra. L’Inter vince, pur con risultato striminzito, un golletto e via salvo ripassare le cronache di una partita e contare sempre tre-quattro-cinque occasioni. Servono più concentrazione e cattiveria nel chiudere le sfide, continua a ripetere Mancini, per avere un’Inter quasi perfetta. E tutto questo nonostante le abulie di Adriano che, dopo aver segnato tre gol al Treviso, si è fermato. L’anno passato fu il trascinatore dell’X-file, quest’anno l’Inter sta dimostrando di non essere Adriano dipendente. Segnano Martins e Samuel, Pizarro e Cruz: gol che pesano, grazie a una difesa che tiene.
Domenica il bomberone brasiliano tornerà al centro dell’attacco supportato da Martins (si è ripreso dai crampi che l’hanno colpito contro i Rangers), con Figo e Stankovic sulle ali, Veron e Cambiasso centrocampisti centrali. Ormai la squadra base è decisa, confermata e consolidata. Come la difesa, reparto che, soprattutto in campionato, ha costruito la vera differenza fra l’Inter di oggi e quella di ieri. Meno gol al passivo e quasi lo stesso numero all’attivo. Il bello del gioco del pallone nerazzurro è proprio questo. Pensi: l’Inter l’anno passato segnava tanto, ma subiva troppi gol. Quest’anno? In campionato le reti realizzate sono 10 (valgono 4 successi e una sconfitta) contro le 11 passate (4 pari e una vittoria). Stavolta contano gli 1-0, che non fanno un buon effetto, ma rendono come ai tempi in cui la Juventus veniva soprannominata «Signora omicidi». L’Inter è una Signora al contagocce: copia, ma con meno cinismo. Copia e spreca, ed è questo il peccatuccio suo. Tanto basterà per far paura alla Juve? Mancini teme che il cuore (della difesa e suo) non regga. «A forza di sprecare, prima o poi vieni castigato. Non può bastare sempre un gol». Finora la resa è stata da invidia. Anche in Europa: due reti sei punti. L’anno scorso, contro Werder Brema e Anderlecht, ce ne vollero cinque.

Ma questo è il marchio distintivo nerazzurro: se non c’è sofferenza, non è Inter.

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