Inter-Milan è come Sparta contro Atene

Bellezza e potenza, eleganza e praticità: sono modi d’essere, atteggiamenti con cui ci si presenta agli altri, e fanno parte della nostra personalità. Si può ricevere tutta la buona educazione che si vuole per essere orientati verso la finezza e la leggerezza o verso la semplicità e la pragmaticità, ma poi alla fine la nostra natura fa giustizia e lascia che affiori ciò che veramente siamo.
Le difficoltà, incontrate negli ultimi tempi di Ancelotti, avevano immalinconito il Milan che non riusciva più ad esprimersi, e in questa stessa situazione abbiamo visto la squadra anche nelle prime partite di Leonardo. Poi, ecco il cambiamento: i giocatori sembrano liberati da un peso che li costringeva ad essere quello che non erano, e per il campo sembrano correre con l’unico scopo di divertirsi, arrivano in porta e tirano a rete con una disinvoltura che prima nessuno avrebbe mai previsto. Un miracolo? No, il Milan scopre - sarebbe meglio dire riscopre - la bellezza del gioco.
La bellezza nasce da una relazione, che appare frutto di una magica alchimia, tra la forma e la libertà. La forma è uno spazio stabilito da regole non valicabili, come dei confini oltre i quali c’è il caos. Dentro, però, a questo spazio è proprio la libertà che crea l’originalità del modo in cui ci si muove. Se, infatti, anche i movimenti fossero costretti da regole ferree, la forma diventerebbe una specie di camicia di forza che sacrificherebbe chi la indossa e lo costringerebbe a ridurre al massimo la sua autonomia.
La relazione forma-libertà è il principio stesso della creazione artistica che ha come suo soggetto la bellezza. Certo, sembra un azzardo accostare una partita di calcio a un’opera d’arte; comunque si ricordi che nella classicità greca e romana, le azioni di uno sport, i gesti individuali in una competizione avevano sempre come caratteristica la libertà nella forma, tant’è vero che gli atleti costituivano modelli eccellenti della rappresentazione artistica.
E allora veniamo al Milan. Si scopre l’acqua calda dicendo che una squadra di calcio è costruita ad immagine e sentimento del suo presidente. Tante volte Berlusconi, in occasioni politiche, ha sottolineato la sua predilezione per sentimenti e immagini che evocano l’amore, la concordia, la bellezza: è ovvio che desideri un Milan che corrisponda a queste idee, a questi affetti. E oggi i rossoneri non deludono, almeno nella forma del gioco, il loro presidente: divertono, incantano per l’eleganza delle loro azioni, per la loro libertà di interpretare le regole della forma generando bellezza in un semplice incontro di calcio.
Ma la bellezza è fragile come le ali di una farfalla, basta un piccolo errore, una piccola ingiustizia e la perfezione rischia di sgretolarsi. Però, se il mondo la rispetta e ne riconosce il valore, la bellezza dà gioia e appaga gli animi.
La bellezza del Milan si scontrerà con la forza e la praticità dell’Inter, squadra che, abbiamo visto, ha una potenza indiscutibile, è pragmatica, bada al sodo, cioè a vincere, anche se il suo gioco è brutto. E infatti il tifoso interista si compiace della sua squadra guardando la classifica, molto meno osservandola in campo.

E abbiamo anche visto che la rinascita dell’Inter è stata perseguita attraverso una disciplina ferrea, militare, imposta con rigore allo spogliatoio. L’Inter è come Sparta, il Milan è Atene.
La storia ci insegna che talvolta ha vinto l’una, talvolta l’altra. Ma è sempre la storia a dirci che, senza Atene, la civiltà occidentale non avrebbe conosciuto la bellezza.

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