Va bene, Mourinho ha ragione: la squadra non ha avuto disciplina. E sarà anche colpa di quei tre davanti se alla fine – dopo tre anni e cinque mesi – l’Inter è uscita da San Siro senza aver segnato un gol. E tutto nello stesso giorno – vedi il destino - in cui il Chelsea di Scolari ha perso in casa per la prima volta e dopo 86 partite senza macchia, cioè compresi tutti i match della gestione Josè. Insomma: lo 0-0 con il Genoa non è una sconfitta, ma non è un caso. Perché se vediamo il ruolino di marcia dei nerazzurri quest’anno è facile dimostrare come cambino le cose nei match in casa e in quelli in trasferta.
Se infatti fuori Milano l’Inter può contare su un pareggio (a Genova con la Samp nella prima di campionato) e tre vittorie convincenti (2-0 al Panathinaikos, 3-1 al Torino e 4-0 alla Roma), al Meazza le cose si stravolgono: 2-1 striminzito con il Catania , 1-0 acchiappato da Cruz contro il Lecce di “Barnetta”, 0-1 nel derby con il Milan in trasferta solo per il calendario, 2-1 sudato col Bologna e lo 0-0 di ieri col Genoa. In mezzo il pari di Champions con il Werder e la vittoria con l’Anorthosis per 1-0, mica un figurone.
Dati alla mano, insomma, l’Inter in casa fa fatica a segnare e a giocare, mentre quando gioca fuori la squadra torna a essere lo squadrone che fa paura a tutti. Così il fatto di essere ancora in testa al campionato e primi nel girone in Europa può essere una consolazione per Mourinho, ma non una soddisfazione perché il lavoro è ancora lungo e complesso. In rosa, è vero, ci sono ancora troppi uomini e il dopopartita di ieri dimostra che forse non tutti hanno capito la filosofia.
E per carità, se hai Ibrahimovic dalla tua parte hai già fatto tre quarti del lavoro. Però l’Inter ancora scricchiola e non ha saputo ancora approfittare della sua effettiva superiorità. Un difetto, questo, che potrebbe diventare un problema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.