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Inter scozzese a porte chiuse vince, ma soffre di solitudine

Cruz sbaglia un rigore, Solari un gol già fatto. Ma i Mancini boys volano nel girone di Champions

Riccardo Signori

da Milano

È proprio un’Inter da porte chiuse. Meglio l’abbiano vista in pochi. Chissà mai non abbia voluto imitare la Juve del giorno prima. Oramai è sfida su tutto il fronte. Un gol per far bottino pieno nella seconda puntata di Champions, un gol come contro la Fiorentina. Ma quella è stata proprio un’altra storia. Quell’Inter può far sognare i suoi tifosi, quella di ieri sera soltanto grattar la crapa a Mancini. Non c’era Adriano, ma dovevano bastare gli altri. Invece ecco il quarto successo di fila così striminzito. Martins ci ha provato, però il guardalinee gli ha negato il gol che valeva. Cruz si è impegnato a sbagliare un rigore, alla fine il gol è arrivato nel modo più rocambolesco: punizione di Pizarro, Prso tocca, la palla finisce in rete. Specchio della partita nerazzurra, tutta fatta di casualità e poche certezze. Meglio far finta che sia stata una storia a porte chiuse e niente più.
Moratti si è portato la claque, i tifosi della curva si sono sistemati fuori dello stadio ed hanno cominciato a gridare a squarciagola: non vedevano, ma sapevano. San Siro deserto era uno splendore per chi poteva starci dentro, ma l’Inter ha cominciato subito a soffrire di turbe da porte chiuse: sonnolenta, imprecisa nel gioco, claudicante proprio nei giocatori a cui Mancini ha regalato la chance del «fai vedere chi sei». Adriano in panchina (anche Recoba, nonostante Moratti non abbia mollato la sua maglietta), Figo in campo a dettare le uniche giocate di classe, Pizarro, Wome e Solari a far rimpiangere i titolari. Per il vero l’Inter ha rinverdito l’abitudine recente di metter ordine nella sua partita segnando subito. Dopo 2’ il solito cross al cianuro di Figo ha pescato Martins in area: tiro e gol. Ma il guardalinee dice: fuorigioco. Errore, come altri ne verranno: un secondo fuorigioco inventato, ed anche il rigore concesso per l’uscita del portiere sulle gambe di Cruz. Il centravanti è volato leggero, ma la moviola ha dimostrato che il portiere aveva toccato la palla. Poi Cruz ha pensato di rendere il favore, calciando la palla sul palo.
Ecco, tutti questi episodi, comunque contrari alla buona riuscita della partita nerazzurra, potevano indurre alla tentazione di pensare che la serata silenziosa di San Siro si sarebbe risolta in un mugugno di dispetto. I Rangers hanno confermato che la classifica del loro campionato è niente affatto bugiarda: centrocampo lento e mollaccione, difesa solida solo nel greco Kyrgiakos, attacco che chiede tutto al gigantone croato Prso. L’Inter nel primo tempo ha subito poco e niente, i rischi le sono venuti soprattutto dalle proprie imprecisioni e da qualche debolezza difensiva. Stessa nenia nella ripresa.
L’Inter di ieri sera non era certo quella che voleva mangiarsi la Fiorentina. Questa, al massimo, era squadra da pic nic sul verde prato. Figo ha cercato di regalare un po’ di classe, Pizarro si è affannato senza mai dare la sensazione di essere veramente in partita. Solari sembra un carro armato arrugginito, clamoroso il gol mancato al 73’ minuto: assist di Recoba ed errore da principiante a porta vuota. Wome un terzino per caso. Da qui è facile capire che solo qualche spunto individuale avrebbe prodotto il brivido. Martins, lanciato da Figo, ci ha provato (fuori). Il portoghese è arrivato ad un passo dalla rete, ma il colpo di testa è rimbalzato a terra, eppoi la palla si è innalzata oltre la traversa. Poi lo stellone ha guardato giù e il piedino di Pizarro ha calciato la punizione destinata al portiere. Gol e sospirone sono stati tutt’uno. La claque ha ripreso vita, l’Inter a sbagliare con la partecipazione straordinaria di Recoba, entrato al posto di Martins azzoppato dai crampi.

Unico brivido vero per i tifosi dell’Inter già con la testa a Torino.

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