Roma Una legge sulle intercettazioni prima della pausa estiva del Parlamento. Il Pdl la vuole a tutti i costi e lo ribadisce lo stesso premier da Bruxelles: «Non è un Paese civile - dice Silvio Berlusconi quello in cui non c’è garanzia dell’inviolabilità delle conversazioni telefoniche, che poi appaiono sui giornali senza che abbiano un risvolto penale». È anzi possibile che la maggioranza riprenda in mano il ddl Mastella, presentato dall’Unione nella scorsa legislatura.L’annuncio è arrivato proprio da Berlusconi: «C’è la possibilità che si riprenda anche il testo Mastella». Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, qualche ora prima aveva escluso l’ipotesi del decreto, spiegando che il lavoro ora ripartirà dal ddl che il 29 luglio scorso è stato discusso alla Camera.
L’intervento potrebbe riguardare non tutta la materia, che ha dimostrato di essere fonte inesauribile di scontri politici, ma solo la pubblicazione delle intercettazioni, soprattutto di quelle che non hanno rilevanza penale. Su queste infatti insiste Alfano, alimentando lo scontro con la Procura di Napoli: «Oltre che ad essere sbagliato moralmente è anche un reato da perseguire la pubblicazione delle intercettazioni penalmente irrilevanti. Queste gettano un certo disdoro a chi nulla ha a che fare con l’inchiesta. Ma nessuno si fa carico di riparare al torto». Molti segnali dicono che sarebbe più facile trovare un accordo bipartisan sui freni alla divulgazione delle conversazioni che sui limiti alle intercettazioni. Per il ministro degli Esteri Franco Frattini entro agosto si potrebbe arrivare ad un testo «largamente condiviso».
Forse sì, dicono da destra e da sinistra. Lo ha dimostrato giovedì la coincidenza delle dichiarazioni di Alfano con quelle del presidente del Copasir, Massimo D’Alema. Lo confermano le frasi dette ieri dal Guardasigilli e dal segretario del Pd. Pier Luigi Bersani apre all’accordo, mettendo però dei paletti: «Noi abbiamo una posizione sulle intercettazioni, c’è un ddl depositato a firma Finocchiaro-Casson. La nostra è una posizione » che prevede che «non vengano divulgate intercettazioni che sono relative alla privacy. Siamo pronti, sulla nostra impostazione, a qualsiasi confronto». Si riferisce all’udienza-filtro, prevista nel testo della Camera, in cui i magistrati dovrebbero selezionare le conversazioni, depositando solo quelle utili all’inchiesta. Le uniche pubblicabili. Così, si cercherebbe di bloccare le fughe di notizie dalle procure, invece di limitare le intercettazioni o colpire i mass media. «Non si invochi il bavaglio alla stampa», avverte Anna Finocchiaro. Ma Alfano coglie il messaggio positivo di Bersani: «Le aperture del segretario del Pd sono importanti ».
Il ministro parla di «nuovo approccio», pur ripetendo che il Pdl vuole riprendere l’esame sul testo che da 3 anni passa dal Senato alla Camera: «Non mi sottrarrò ad un confronto non di chiacchiere ma operativo». La strada è aperta, ma accidentata. E le polemiche non mancano. L’ex magistrato Felice Casson del Pd replica ad Alfano che quando le intercettazioni vengono «messe a disposizione dell’indagato e del suo difensore cessa il segreto d’indagine, quindi gli atti utilizzati dal giudice di Napoli possono essere pubblicati».
Peccato che Alfano parlasse proprio di quelli che «non sono serviti per l’ordinanza cautelare», ma sono finiti sui giornali. Mentre l’Idv grida il suo no al «bavaglio alla stampa», frena l’Udc: «La riforma si può fare ma non ora», avverte Roberto Rao.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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