Intercettazioni, dalla Camera un sì alla fiducia Anm: "Così muore la giustizia penale in Italia"

L'aula dà parere favorevole al voto di fiducia posto dal governo sul ddl in materia di intercettazioni: 325 i sì. L'opposizione scrive a Napolitano: "Non c'è dibattito". Alfano: "Ipocriti". Il governo: "Nessuna imposizione". Ma la magistratura incalza: "Oggettivo favore ai peggiori delinquenti"

Intercettazioni, dalla Camera un sì alla fiducia 
Anm: "Così muore la giustizia penale in Italia"

Roma - L’aula della Camera ha confermato la fiducia al governo sul disegno di legge in materia di intercettazioni con 325 sì, 246 no e due astenuti. L'opposizione grida allo scandalo: "La misura è davvero colma". Pd, Idv e Udc si mettono insieme e scrivono al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "Esprimiamo il nostro disagio per questo modo di legiferare della maggioranza" che di fatto è diventato "un mercato delle vacche" tra Lega e Pdl. Ma Palazzo Chigi respinge al al mittente l'accusa: "La fiducia non equivale a un'imposizione". Ma la polemica non si placa. "Siamo di fronte alla morte della giustizia penale", ha dichiarato l’associazione nazionale magistrati denunciando "la gravità delle conseguenze che deriveranno dalle novità legislative in materia di processo penale e intercettazioni". Il sindacato delle toghe parla di "un oggettivo favore ai peggiori delinquenti".

Domani voto finale  Sul ddl intercettazioni con ogni probabilità, dopo la fiducia, ci sarà una votazione a scrutinio segreto sull’intero provvedimento. Ipotesi prevista dal regolamento e sulla quale l’opposizione sarebbe propensa a chiedere alla presidenza della Camera un vaglio di ammissibilità. Fini sarebbe fortemente orientato, a fronte della formalizzazione della richiesta, a valutarla positivamente. A chiedere lo scrutinio segreto dovranno essere 30 deputati o un capogruppo che li rappresenti.

L'accusa: manca la discussione Il voto di fiducia di oggi sul provvedimento, assicura il capogruppo del Pd Antonello Soro in una conferenza stampa convocata insieme al presidente dei deputati dell’Idv Massimo Donadi e al vice-capogruppo dell’Udc Michele Vietti, "ha come unico obiettivo quello di impedire che ci possa essere una libera espressione da parte dei parlamentari della maggioranza su questo ddl". Ma così facendo, interviene Donadi, si mette di fatto anche "un bavaglio alla stampa" e si nega ai cittadini "il diritto di conoscere e quindi di essere informati".

Continui ricorsi alla fiducia "Le forze di opposizione - si legge nella lettera inviata al Quirinale - si interrogano, con fortissima preoccupazione, sulla compatibilità, di questo continuo ricorso alla fiducia, con i principi costituzionali. Confidiamo, signor presidente, nel suo intervento, nelle forme che riterrà opportune, per restituire pienezza di contenuti democratici al dibattito parlamentare sulle leggi". Soro sottolinea infine l’incongruenza di chiedere il voto di fiducia su un testo che, ricorda, "è stato fermo oltre quattro mesi in Commissione". Il ddl intercettazioni, infatti, era stato licenziato dalla commissione Giustizia della Camera il 19 febbraio scorso. 

Alfano: "Ipocriti" L’appello delle opposzioni al Colle è "immotivato", per un lato, "falso e ipocrita", per l’altro. Lo afferma il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. È una lettera "immotivata - taglia corto il Guardasigilli - perché il ricorso alla fiducia è uno strumento previsto nel nostro ordinamento, e ha il doppio valore di un consenso sul provvedimento e sull’operato del governo". Per Alfano, è poi "ipocrita e in malafede chi sostiene che non c’è stato tempo per studiare il testo. È alla Camera da un anno, e anzi direi che è stato un parto complesso". Quindi l’appello per un supllemento di tempo è "falso e ipocrita", quello sul presunto abuso della fiducia "altrettanto ingiusto".

Il governo ribatte: niente imposizioni  "È errato parlare di un’imposizione del governo al parlamento: il ricorso alla fiducia e il fatto che del testo in materia di intercettazioni se ne parli da troppo tempo ha portato a renderlo finalmente legge". Lo ha sottolineato il viceministro allo Sviluppo economico Paolo Romani, intervenuto a Sky Tg24. "Il testo - ha aggiunto l’esponente del governo - è stato largamente modificato rispetto a quello iniziale anche e soprattutto con il contributo dell’opposizione. Ciò che si vuole impedire è la pubblicazione delle intercettazioni. La sintesi rispetto alle informazioni che portano sino al processo sarà consentita, anche se prima non lo era".

L'Anm protesta: "Muore la giustizia" I magistrati si dicono "sgomenti" che il parlamento compia queste scelte proprio "in un momento in cui la sicurezza dei cittadini è evocata come priorità del Paese". E spiegano con esempi concreti la "gravità delle conseguenze" delle nuove norme: "Gli stupri di Roma, le violenze nella clinica di Milano, le scalate bancarie alla Antonveneta e alla Bnl: in nessuno di questi casi con la nuova legge sarebbe stato possibile accertare i fatti e trovare i colpevoli. È semplicemente assurdo pensare che si possano fare intercettazioni solo nei confronti del colpevole già individuato. Ed è del tutto irragionevole prevedere che le intercettazioni debbano sempre essere interrotte dopo 60 giorni, anche nei casi, come un sequestro di persona, un traffico di stupefacenti o di armi, in cui il reato sia in corso di esecuzione". E non basta: "L'equiparazione delle riprese visive alle attività di intercettazione rappresenta un grave danno per la lotta al crimine. Con queste norme non saranno possibili riprese visive per identificare gli autori di rapine in banca, spaccio di stupefacenti nelle piazze, violenza negli stadi, assenteismo nei pubblici uffici". Anziché ricercare un "punto di equilibrio tra esigenze investigative, tutela della riservatezza delle persone e diritto alla informazione" governo e parlamento - lamenta l’Anm - "sacrificano del tutto le esigenze investigative e il diritto di informazione".

Un quadro ancora più preoccupante se letto insieme alla riforma del processo penale in discussione in Senato; una proposta che "non introduce le riforme necessarie ad assicurare l’efficienza del processo e la sua ragionevole durata, ma addirittura inserisce nuovi, inutili formalismi, che determineranno un ulteriore allungamento dei tempi del processo".

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