Intercettazioni, Pdl diviso Paniz: «Cella per i cronisti»

La maggioranza accelera sulle riforme della giustizia. E non solo per «colpa» dell’inchiesta sulla P4. Ci sono alcune «emergenze processuali» ancora da risolvere, fanno notare alcuni berlusconiani. E così, il centrodestra, oltre al provvedimento sulle intercettazioni che ne dovrebbe di fatto limitare la diffusione sui media («soprattutto di quelle irrilevanti»), ora sembra che punti anche all’approvazione in tempi rapidi del ddl Lussana: quello che originariamente prevedeva l’inapplicabilità del rito abbreviato per i delitti puniti con l’ergastolo e che adesso dà la possibilità ai difensori di ottenere la convocazione di tutti i testimoni che vogliono, allungando a dismisura i tempi del processo. Unico limite: non potranno essere ammesse le prove vietate dalla legge e quelle manifestamente non pertinenti.
In questo provvedimento, di cui la commissione Giustizia del Senato ha concluso l’esame il 9 aprile scorso e che ora è pronto per l’Aula, il Pdl è da tempo che pensa di inserire un’altra norma. Obiettivo: sospendere il processo per tutto il tempo in cui viene sollevato conflitto di attribuzione.
Dubbi ci sono invece sul fronte delle intercettazioni: dopo l’idea del premier di trasformare in decreto il ddl Mastella, non risultata però gradita al Quirinale, nel Pdl ci si divide tra chi vuol ritirare fuori dal cassetto il progetto di legge del governo ora fermo in Aula alla Camera e chi vuol cominciare daccapo con un altro testo.
«La mia opinione personale - commenta Maurizio Paniz (Pdl) - è che è stato fatto un lavoro e quello va portato avanti.
Quindi a mio avviso si dovrebbe riprendere il testo del governo inasprendo però le sanzioni.

Per i giornalisti bisogna prevedere il carcere vero e per gli editori servono pene pecuniarie che funzionino davvero da deterrente soprattutto per quanto riguarda la pubblicazione di intercettazioni irrilevanti ai fini del processo».

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