Politica

Intercettazioni, scattano gli arresti a orologeria

Gianluigi Nuzzi
Dalle indagini riservate su Carlo De Benedetti, i Benetton, Chicco Gnutti e i fratelli Della Valle sino agli incroci informativi sui dipendenti che volevano entrare nella grande famiglia Telecom. I Pm Stefano Civardi e Fabio Napoleone hanno ottenuto l’arresto di 21 persone (un altro nome è coperto da omissis e l’indagato è all’estero), tra finanzieri, carabinieri, poliziotti e investigatori privati che negli anni avrebbero compiuto migliaia di indagini illegali su altrettanti soggetti per conto del gruppo telefonico. Con un esborso complessivo per Telecom di 20,3 milioni di euro girati all’agenzia di investigazioni Polis d’Istinto che teneva rapporti con le forze dell’ordine infedeli e una rete di spregiudicati 007 privati. «La somma - secondo i Pm - costituisce il prezzo dei reati commissionati».
Un’associazione a delinquere quindi con due capi dell’organizzazione ora in carcere: Giuliano Tavaroli, già responsabile sicurezza Telecom e l’imprenditore Emanuele Cipriani, titolare della Polis d’Istinto e che si è visto sequestrare una villa da 2 milioni di euro e 14 milioni su conti correnti. Un terzo capo, invece, ha confessato e ha evitato il carcere. Si tratta dell’investigatore privato Marco Bernardini: 4 interrogatori in un mese per una confessione-choc. Ha indagato su «esponenti della finanza particolarmente in vista - ha messo a verbale - come Gnutti, De Benedetti e tutte le sue società perché lo stesso, attraverso Nola, cercava di acquisire sempre maggior potere all’interno di Telecom. Tra i personaggi investigati ci sono anche i Della Valle e i Benetton». Bernardini ha raccontato agli inquirenti che verso il Natale 2004 dipendenti Telecom distrussero in una cava vicino a Malpensa decine di fascicoli scottanti su investigazioni private compiute per Telecom.
Nell’azienda telefonica sei i manager indagati, oltre agli arrestati Pierguido Iezzi, capo security Pirelli, e l’ex Tavaroli. Smentita invece dall’Arma l’ indiscrezione su un’iscrizione di Marco Tronchetti Provera, che dev’essere comunque imminente. Infatti Armando Focaroli, presidente dell’audit interno di Telecom ha messo a verbale: «Sull’operato di Tavaroli non veniva effettuata alcuna supervisione, riferiva direttamente al presidente (Tronchetti Provera, ndr)».
Insomma, per l’accusa una catena di montaggio di notizie riservate (anagrafe tributaria, precedenti, «qualità morali», conti correnti, tabulati telefonici) contando su un autentico «esercito privato». Dai sottoufficiali, cinque arrestati a Como, della Gdf che scaricavano i dati riservati ad altri che effettuavano finte verifiche fiscali. Alcuni agenti del commissariato Bonola di Milano effettuavano pedinamenti, come sul manager di Coca Cola Oliviero del Toso, su incarico dell’azienda americana. Senza paura di nulla: fermati per un controllo dell’Arma si erano inventati un’indagine di pedofilia. E casi record: una poliziotta ha compiuto 66 accessi alle banche dati in 4 giorni. Prezzi da 20 a 100 euro a dato.
Il 70 per cento delle attività fatturate a Telecom era illegale: alla Polis dividevano le migliaia di fascicoli tra pratica «grigia», ovvero normale, e «pratiche celesti» o «z». Che venivano archiviate su hard disk occulti e pagate all’estero, tramite la Security Research Advisor Ltd e la Worldwilde Consultants Security Ltd. Quest’ultima ha fatturato 14,1 milioni di euro tra il 1997 e il 2004 al gruppo Pirelli senza avere dipendenti. Cipriani aveva però conservato un «archivio segreto pratiche celesti» (sarebbero 100mila) in un ufficio ritenuto inaccessibile agli inquirenti: la sede del Consolato del Ghana. Ma si sbagliava. Le «operazioni filtro» prevedevano controlli sugli operai da assumere nel gruppo; per ricerche all’estero si utilizzava la fonte «Nostri Mezzi» identificata in Marco Mancini, capo controspionaggio del Sismi, già in carcere per il sequestro di Abu Omar. In procura si ritiene che esistesse una «Banda Bassotti»: Tavaroli, Mancini e Cipriani. Tra gli ultimi due 833 telefonate in un anno; «nemmeno tra due amanti», commenta il gip Belsito. Cipriani giustifica tutto con l’amicizia, «ci incontravamo per mangiare un panino con la cotoletta». I tre erano talmente affiatati che si scambiavano persino i cellulari. Anche con Adamo Bove, il manager di Telecom suicidatosi lanciandosi dalla tangenziale di Napoli. Telecom e Pirelli si ritengono invece danneggiate dai fatti criminosi contestati.

Tra l’altro i Pm hanno anche utilizzato come elementi di prova le loro segnalazioni.

Commenti