Intercettazioni, voto blindato

Appena chiuse le urne, la maggioranza torna al lavoro in Parlamento sul delicato fronte della giustizia. Ieri il governo ha posto la fiducia sul maxiemendamento al ddl intercettazioni dopo che il presidente della Camera Fini ha dichiarato ammissibile il testo. La votazione finale sul provvedimento è prevista per domani, quindi si passa all’esame del Senato.
Il disegno di legge all’esame dell’aula limita l’autorizzazione per le intercettazioni solo a fronte di «gravi indizi di colpevolezza» e per un massimo di 30 giorni, prorogabili per non oltre un mese, per reati che prevedono pene non inferiori ai 5 anni compresi. Previsto inoltre il carcere, da uno a tre anni, solo per quanti pubblicano testi di intercettazioni di cui sia stata ordinata la distruzione. Puniti allo stesso modo anche coloro che riportano, anche riassumendo, contenuti di comunicazioni che riguardano persone estranee alle indagini.
«Il diritto di cronaca è comunque garantito – spiega Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia alla Camera –, perché si prevede che il segreto cada nel momento in cui difensore e indagato vengano a conoscenza dell’atto giudiziario, che sarà comunque pubblicabile per riassunto e mai attraverso testi integrali di intercettazioni».

Il Pm, in caso di urgenza, in attesa delle intercettazioni potrà chiedere anche i tabulati telefonici degli indagati, «quando vi è fondato motivo di ritenere che dal ritardo possa derivare grave pregiudizio alle indagini».

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