Una folla così non si vedeva da tanto tempo. E Giovanni Toti, che interpreta gli umori della platea, lo ammette ad alta voce: «Forse abbiamo sottovalutato il vostro entusiasmo». Alle 18, un'ora abbondante prima dell'arrivo del Cavaliere, la sala del Centro Congressi della provincia, è un bicchiere troppo pieno. Occupati i 530 posti a sedere, militanti e simpatizzanti si sistemano come possono: per terra, sui gradini, nell'atrio. Molti restano fuori, in mezzo alla strada per problemi di sicurezza. E Toti prova a rincuorarli: «La prossima volta ci troveremo a San Siro». Quando finalmente arriva il Cavaliere, scattano tutti in piedi, fra battimani e sventolio di bandiere.
Un auditorium non è una piazza, ma certo fa effetto vedere il popolo dei moderati che si ritrova, vincendo ritrosie e disillusioni: fianco a fianco ecco l'avvocato di grido e il primario di urologia, la signora bene e il politico di lungo corso. Silvio spiega che «Grillo non è l'imitazione di un dittatore, ma un aspirante dittatore» e di nuovo si alzano tutti e si spellano le mani per manifestare la loro approvazione. Mischiati nel pubblico si riconoscono un penalista storico come Salvatore Catalano, difensore di alcuni imputati eccellenti ai tempi di Tangentopoli, e Leo Aletti, il ginecologo che ingaggiò una furiosa battaglia contro l'aborto dentro la clinica Mangiagalli. Due signore raccontano di appartenere al club delle sciure, ancora fresco di inaugurazione: «Siano una sessantina, abbiamo tanta voglia di fare, non ci rassegniamo a questo clima di decadenza». Difficile capire se sia solo l'illusione di una serata particolarmente riuscita, a dispetto del caldo tropicale, o il riaffacciarsi di uno spezzone di quella Milano borghese e moderata che pareva annaspare fra le sirene del giustizialismo grillino e le promesse a getto continuo del renzismo rampante.
Ecco, Berlusconi attacca anche l'ex sindaco di Firenze, sia pure con toni diversi: «Dietro la faccia giovane c'è un governo di sinistra che fa le cose di sinistra. Più spese e più tasse». Poi Silvio allunga la stoccata personale: «La campagna elettorale mi ha fatto crescere di 5 chili, ma anche Renzi è ingrassato. Forse di più».
La nomenklatura del partito è schierata in prima fila: Giovanni Toti e Mariastella Gelmini. Paolo Romani e Daniela Santanchè. Lara Comi e Iva Zanicchi. Berlusconi si complimenta «con il sindaco numero uno d'Italia», il trentacinquenne Alessandro Cattaneo, brillante ingegnere, primo cittadino di Pavia e astro nascente di Forza Italia.
I vecchi e giovani, più i primi dei secondi in verità, ascoltano e si guardano intorno. Sorpresa: c'è anche chi è venuto da Genova, da Bologna, da Forlì. In quattro sono venuti da Medicina, un paese in cui l'Emilia si confonde con la Romagna e dove è nato un altro club. Maurizio Landi, «contadino rottamato» per sua stessa definizione, sintetizza questa fase così: «Alcune promesse del berlusconismo sono state mantenute, ma poi in giro non vedo un altro come lui». Intanto, il Cavaliere sta lanciando un avvertimento a Renzi: «Il voto di domenica è importante per il nostro scenario politico». Che cosa succederà se Grillo dovesse gonfiare i propri consensi?
Il professor Guido Raffaele Strada, direttore urologia del Bassini, descrive in fondo alla sala le meraviglie della tecnica: «Entriamo in sala operatoria con gli occhiali 3D. Come al cinema».
È tardi e qualcuno è costretto ad andare via, regalando una porzione di comizio a quelli rimasti con il naso schiacciato sui vetri dell'ingresso. Un manipolo di ragazzi indossa maglie candide con la scritta azzurra: «Spirito del '94». Loro non c'erano, ma le facce questa sera portano più orgoglio che nostalgia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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