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Rai, la Tarantola dà l’ok al piano lacrime e sangue E Floris resta nel fortino

La presidente, cauta sul ricorso anti tagli, annuncia la vendita di RaiWay per assecondare Renzi. Solo il conduttore resiste

Rai, la Tarantola dà l’ok al piano lacrime e sangue E Floris resta nel fortino

Se la Rai pagherà l'obolo di 150 milioni chiesto dal governo, a pagare saranno anche i vip sotto rinnovo di contratto, «una riduzione del 10-15-20% anche in base al rendimento della persona contrattualizzata» spiega il presidente Rai Anna Maria Tarantola. Che sul ricorso di Viale Mazzini contro il decreto Irpef è ancora cauta: «Il Cda lo esaminerà quando avremo il parere pro veritate richiesto al costituzionalista Enzo Cheli», anche se, aggiunge il presidente della tv pubblica, «non c'è dubbio che un intervento così a gamba tesa da parte del governo abbia un impatto sull'indipendenza del servizio pubblico». Se l'azienda aspetta, il sindacato resta diviso sullo sciopero della Rai proclamato per il prossimo 11 giugno. Contrario il leader Cisl Raffaele Bonanni, che intravede un boomerang in quella protesta: «Non capisco perchè dobbiamo scioperare, non vogliamo sostenere interessi che non sono nostri: io rappresento persone che prendono 1.200-1.300 euro al mese. Dietro questa vicenda ci sono persone che prendono milioni di euro all'anno».

Uno dei vip Rai che non ha fatto mistero di considerare iniquo il prelievo milionario alla Rai è Giovanni Floris, in una nervosa intervista a Renzi prima delle elezioni. Il suo contratto triennale (Floris è un collaboratore esterno della Rai) è uno di quelli in scadenza, e il rinnovo, che già andava a rilento, si è incastrato anche nella vicenda del prelievo Rai e dei probabili sconti che l'azienda chiederà ai suoi big per i nuovi contratti. Si torna a parlare (lo scrive Il Fatto), quindi, di una possibile uscita del conduttore dalla Rai, verso Mediaset. Una pura tattica, secondo i rumors interni a Viale Mazzini, il tipico gioco al rialzo del suo agente, Beppe Caschetto, per ricontrattare il prezzo in Rai (Mediaset ha già Luca Telese come conduttore non renziano, con Floris ne avrebbe due, un po' troppi...). Il problema di Floris sarebbe un altro (oltre al tema dell'ingaggio). Il conduttore avrebbe incaricato il suo agente - riporta Prima Comunicazione - di trovare nuovi spazi in Rai, un trasloco su RaiUno oppure piccole pillole quotidiane sulla Terza Rete. Ma il progetto avrebbe incontrato l'opposizione del direttore di RaiTre Andrea Vianello e dal dg Gubitosi che non vuol sentire parlare di traslochi di rete per il programma di punta di RaiTre.

Intanto l'azienda si muove per riparare al buco di 150 milioni che il decreto produrrà una volta passato. La strada scelta è la vendita di una parte di RaiWay, la controllata che è proprietaria delle infrastrutture per la trasmissione tv e radio della Rai. Una «svendita» accusano da più parti, persino dallo stesso Cda Rai. Ma altri modi per far entrare liquidi in fretta è difficile trovarli. A meno di un aumento del canone, provvedimento che renderebbe molto impopolare tutta l'operazione del governo Renzi. In Commissione Bilancio al Senato è stato però ammorbidito il comma sulle sedi regionali, riformulandolo in modo da lasciare libertà organizzativa alla Rai. Esclusi anche i tagli previsti per le altre società partecipate. Intanto, se la Cisl è contraria allo sciopero, e i sindacati interni (Usigrai e Associazione dirigenti Rai) si fanno più dialoganti, gli altri sindacati nazionali si schierano per lo scontro aperto con il governo.

«Noi siamo per confermarlo» assicura la Camusso, leader Cgil. «Lo sciopero Rai non è illegittimo» aggiunge Luigi Angeletti, segretario Uil, dopo la bocciatura del Garante.

Sembra avvicinarsi dunque lo sciopero. Che però rischia seriamente di non essere capito dal pubblico.

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