Estate indiana in Costa Azzurra

Per i grandi movimenti di Borsa se ne parla a settembre. E mentre la finanza italiana è in vacanza, i ricchi, quelli veri, ballano

Estate indiana in Costa Azzurra

Zuppa estiva e decisamente vacanziera. L'aveva capito, meglio di altri, Giuseppe Vegas, il presidente della Consob: per i grandi movimenti di Borsa se ne parla a settembre. Nel prorogare il divieto di vendite allo scoperto alla Borsa italiana ha infatti scelto una data simbolo, il 14 settembre. Il 12, come ormai tutti sanno, ci sarà la decisione della Corte tedesca sui meccanismi di salvataggio dei Paesi periferici. E dunque la Consob si è data un giorno in più di assestamento dei mercati e poi dal 14 si capirà davvero che ballo verrà suonato. Eppure di carne al fuoco ce n'è tanta. Mediobanca innanzitutto, e la fiducia nel suo ad Alberto Nagel. L'ipotesi sempre più probabile che una pattuglia di investitori (Della Valle l'ha dichiarato, Meneguzzo&Co sono lì pronti) possa fare un colpetto a piazzetta Cuccia. Tutti in attesa delle prime decisioni di Greco in Generali e del loro apprezzamento sul mercato. Tanto migliore esso sarà, tanto più Nagel e Pellicioli (i deus ex machina della nomina) potranno far valere le loro ragioni e rendere più care le attenzioni su Mediobanca. E poi la partita milionaria per la banda larga, che ci farà capire i rapporti veri tra Cdp e Telecom. E il colpo di teatro nelle catene di controllo della Pirelli. Dove i soci di Tronchetti, i Malacalza, ritenuti sleeping partner piuttosto soddisfatti del loro ottimo investimento nelle holding che controllano gli pneumatici, con un lampo estivo hanno tentato il colpaccio. Che non è andato in porto. Di aumenti di capitale oggi è meglio non parlare.

Insomma, mentre la finanza italiana è in vacanza, i ricchi, quelli veri, ballano. E sul serio. Con pochi complimenti e tanti saluti alla finanza italiana, quella col berretto e la divisa grigia. A pochi chilometri dall'Italia, a Saint-Tropez, ballano alle Caves du roys o al Vip (che non si pronuncia Vip, ma vuaipi) come se la crisi mondiale non esistesse. I ricconi, magari anche un po' nouveau, hanno mollato la Sardegna per la Costa azzurra. Funziona così. Si prenota il tavolo: di quelli che contengono sei, massimo otto persone. E si ordina una bottiglia di champagne. Ovviamente una Matusalem di Cristal. Sei litri. Il costo al tavolo è di 36mila euro (sì sì trentaseimila euro). Il dj a quel punto ferma la musica e annuncia: il tavolo dell'India ha preso una Matusalem. E così fino all'alba. Con una lotta che si consuma tra indiani e pakistani, a botte di Matusalem come fossero bollicine di idrolitina. L'economia di Saint-Tropez gode, e noi facciamo i moralisti.

Ps. A Portofino è crollato un piccolo mito della tradizione, anche Puny ha dovuto mettere il pos per le carte di credito. Quasi nessuno dei suoi clienti ancora lo sa.

Come in molti si chiedono chi sia il ricco armatore che prima si ferma nel negozio di Pucci e poi sale allo Splendido armato di racchette e accompagnato da due guardie del corpo. Per una volta un francese che ama l'Italia: Bernard Arnault.

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