Pochi giorni fa una mia giovane cliente, che deve recarsi a Londra per motivi di studio, mi chiama, chiedendomi se ci sono nuove normative per l'ingresso dei cani in Inghilterra. La Gran Bretagna, assieme a pochissime altre nazioni, è sempre stata particolarmente severa quanto all'introduzione di animali nel suo territorio, per motivazioni sanitarie riguardanti la prevenzione della rabbia. Fino a poco tempo fa dunque chi voleva entrare nel Regno Unito, doveva lasciare il cane per lungo tempo in quarantena.
Dal primo gennaio di quest'anno, l'Unione europea ha «convinto» il governo britannico a uniformarsi alle regole delle altre nazioni europee. In realtà gli inglesi continuano a chiedere qualche trattamento supplementare, ma finalmente si può introdurre il proprio cane in Inghilterra con relativa facilità. Questo è quanto vi risponderebbe qualunque ufficio veterinario pubblico ed è quanto è stato detto alla mia giovane cliente che, una volta ottenuti tutti i documenti sanitari richiesti, mi ha richiamato disperata, in quanto nessuna compagnia aerea accettava il suo Chihuahua di 3 chili né a bordo con lei, né in stiva (dove comunque non lo avrebbe mai messo). Poteva partire soltanto con un aereo per trasporto merci, assieme a cassette di arance, e scatoloni di viti e bulloni. Impossibile, mi sono detto e mi sono messo al telefono. Chiamo otto compagnie aeree, tra le quali, Alitalia, Lufthansa, British Airways, Air France e Iberia.
Devo rassegnarmi all'evidenza. Nessuna compagnia aerea trasporta cani o gatti nel Regno Unito. Me la prendo con la perfida Albione e chiamo l'ufficio stampa dell'ambasciata britannica a Roma. Gradirei sapere il perché. La signora Riccio, peraltro gentilissima e collaborativa, si mette immediatamente in contatto con l'ente britannico preposto (Fedra) e mi gira una loro mail di risposta. Il problema non riguarda il governo inglese, che ha liberalizzato l'introduzione, ma le compagnie aeree, che hanno fatto una scelta commerciale sulla quale il governo non può influire. L'unica possibilità di introdurre il cane in Gran Bretagna è il traghetto da Calais, tenendo conto ovviamente delle condizioni della Manica e del non secondario fatto che non tutte le compagnie marittime accettano cani. Il contatto telefonico con Alitalia (personale molto gentile anche qui) mi conferma quanto scritto anche sul sito web. Gli animali non possono volare da Roma a Londra, se non su un cargo merci, ma possono tranquillamente stare accanto al proprietario, se di piccola taglia, o in stiva se di grande taglia, da Londra a Roma, Parigi, Berlino o qualunque altra destinazione. E questo, mi si consenta, merita una spiegazione, visto che il governo britannico non pone alcun divieto all'introduzione di cani o gatti sul suo territorio. La perplessità lascia luogo invece allo sconcerto, quando si apprende, da un supervisore della nostra compagnia di bandiera, che l'Alitalia non consente il volo verso la Gran Bretagna neanche ai cani per non vedenti o portatori di handicap, mentre altre importanti compagnie europee (Lufthansa, Air France, Iberia) accettano i cani guida e li fanno volare gratuitamente. Il fatto assume un colore giallo quando si apprende che tutte le compagnie aeree (low cost a parte) accettano di trasportare i cani dall'Inghilterra verso gli altri paesi. Da Londra a Milano si vola con il proprio cane a bordo, da Milano a Londra lo si spedisce con l'aereo merci.
Ciliegina sulla torta, la nostra gloriosa compagnia di bandiera non trasporta in Gran
Bretagna, neanche cani per non vedenti, mentre numerose altre compagnie li accettano previa opportuna documentazione. Qualche spiegazione, credo sarebbe d'obbligo per tutti i cittadini, ancor più per i portatori di handicap.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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