C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e la Fiorentina. Girava il mondo col camper, veniva dagli Stati Uniti di America. O almeno fingeva di venire. Non era bello ma accanto a sé aveva mille donne, cantava Help, Ticket to ride, Lady Jane o Yesterday. Cominciò bene l'anno scolastico, tutti dieci, Matteo qua Matteo là, spiccava in una classe di ripetenti. Cantava viva la libertà ma ricevette una lettera, la sua chitarra lui regalò, fu richiamato nel Partito. Stop coi Rolling Stones, stop coi Beatles stop. Gli han detto vai nel Vietnam e spara ai Berluscong. Discorsi lunghi non porta più, non suona la chitarra ma uno strumento che sempre dà la stessa nota, votarattatata... Non ha più amici non ha più fans, vede la gente cadere giù - Gori, Reggi, i Renzi's boys. Sul petto cuore più non ha, ma due medaglie o tre.
Il piccolo Matteo si era candidato a capoclasse. Benvoluto dai professori, piaceva anche a quelli della sezione rivale, era il ragazzo del giorno. Ma i ripetenti che costituivano la stragrande maggioranza della sua classe, si coalizzarono contro di lui ed elessero al suo posto un ripetente d'origine russa, Pierluillich Vladimir Bersanin. Matteo fu mandato con l'Erasmus a studiare all'estero e da allora sparì nel nulla.
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