Quelle visite al Cav poco fiscali e molto faziose

La visita tanto fiscale non è, se alla prima i medici dicono che il Cav può andare in aula e il giorno dopo dei colleghi dicono il contrario

Quelle visite al Cav poco fiscali e molto faziose

Piace molto all'Europa, piace molto a Schulz, questo Movimento Cinque stelle, che è contro i partiti, che non è un partito, che non si allea. Non è la prima volta in Europa, e ubbidisce a principi e a metodi che abbiamo già sentito. Me lo ricorda Lamberto Fabbri, un amico di Faenza: «...i contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni... invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi... chi è il responsabile? Loro! I partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati... sono loro i responsabili! Io vengo confuso... oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti, e vogliamo vederli tutti nella tomba! Mi hanno proposto un'alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico… noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. È un movimento che non può essere fermato... non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta... noi non siamo un partito, rappresentiamo l'intero popolo, un popolo nuovo». Sono parole di Adolf Hitler nel Discorso per le elezioni del 1932. Nel 1933, eletto, Hitler era al potere con Goebbels, ministro della propaganda... A differenza di Grillo e di Casaleggio non avevano i capelli lunghi. Il resto è uguale.

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Fa una certa impressione vedere in televisione, su Sky, un vecchio e tre giovani che parlano d'arte contemporanea senza saperne e capirne nulla, ignari perfino delle ragioni che rendono gli uomini ammirati dei grandi artisti del passato e inorriditi e respinti dalla cosiddetta arte contemporanea. Sarebbe interessante osservare questa separazione e indagarne le ragioni. E invece il vecchio (Francesco Bonami) parte dal dogma che l'arte contemporanea richiede concentrazione e applicazione e, una volta capiti i codici, non può che essere apprezzata. In realtà l'arte non ha mai avuto bisogno di essere agevolata e interpretata per essere riconosciuta nella sua luminosa evidenza. Il presupposto dei quattro è smentire la facile formula di chi guarda l'invenzione di un demente o mal dipinta, quando è dipinta, o ridotta a una trovata idiota: «Potevo farlo anch'io». È vero; ma non è sempre vero. Gli argomenti del vecchio per convincere i giovani non sono convincenti ma dogmatici, e presuppongono un sapere che Bonami non ha. I giovani glielo accreditano e l'interpellano come un oracolo che si manifesta balbettando insensatezze. In realtà Bonami non sa quello che dice e non può spiegare quello che non sa, ma è considerato, propriamente, un critico d'arte contemporanea, che è riconosciuta cosa diversa da l'Arte che egli non conosce. Su quest'equivoco tenta di spiegare a chi ascolta qualcosa di cui non è in grado di capire le ragioni se non con schemi convenzionali, evitando di riconoscere ed evidenziare le contraddizioni. Nessuno ascoltando i quattro ingenui, senza sapienza e senza saggezza, si avvicinerà o capirà qualcosa di più dell'arte contemporanea.

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Dunque la visita fiscale tanto fiscale non è. Se un giorno i medici inviati dal tribunale ritengono che Berlusconi possa andare in aula il giorno dopo, altri medici, sempre inviati dal tribunale sentenziano il contrario. Chissà che urgenza e necessità c'è che Berlusconi sia presente a un processo ridicolo in cui solo lui è colpevole di (non) aver fatto sesso con una ragazza minorenne con cui hanno fatto sesso a pagamento decine di altri, senza che nessuno li persegua nonostante il facile accertamento dei tabulati telefonici. D'altra parte, sulle visite mediche, si diverte un diffamatore abituale come Travaglio, che riesuma una mia condanna per truffa fingendo di non sapere che io ero in aspettativa senza stipendio, e non ho quindi truffato nessuno.

Il medico, le cui diagnosi nessuno ha discusso e che nessuno ha condannato, produceva certificati di malattie vere (che io in tribunale, per irriverenza, ho trasformato in «allergia al matrimonio» e altro) semplicemente per giustificare il prolungamento della mia aspettativa. Molti si sono divertiti, Travaglio continua a ridere, ma io non ho preso una lira. Questo non lo dicono. Forse, ci vorrebbe un accertamento fiscale non sulle malattie ma sulla truffa inesistente.

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