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Chi assolve i carnefici e chi dimentica la vittima

Sembrerà strano ma ho la certezza che abbia fatto più danni a Ruby la Boccassini che Berlusconi...

Chi assolve i carnefici e chi dimentica la vittima

Massimo Gramellini è discontinuo. Assolve i vituperati teppisti della Zanzara, il duo Cruciani-Parenzo, in nome della «sostanza». Non conta il come, ma quello che ha detto Valerio Onida. La buona fede carpita con l'inganno non annulla le verità spontaneamente espresse. Togliamo le domande della finta Hack, restano i pensieri liberi e spontanei del «saggio».

Gramellini si occupa anche del caso Ruby; e qui si irrigidisce. Ruby deve essere per forza un burattino, manovrata dal suo carnefice. Eppure anche qua qualcosa non funziona. Nei tanti casi di pedofilia che riguardano la Chiesa, o nella vicenda locale di Don Gelmini, le vittime hanno denunciato, hanno chiesto risarcimenti, si sono manifestate come «parte lesa». Qui assistiamo alla situazione contraria, e - va ripetuto - Ruby rivendica di non essere una prostituta (punto significativo: non è in discussione e non è reato il libero rapporto di una ragazza minorenne con un uomo, è reato la prostituzione minorile), e non lamenta in nessun modo di essere parte lesa. Perché, a te, Gramellini, Ruby appare «parte lesa»? Dove e quando? Dunque, lo Stato, attraverso la Procura di Milano, apre un lungo e costoso processo nei confronti dello Stato rappresentato dal presidente del Consiglio, senza alcuna denuncia né della vittima né dei suoi familiari. E siamo arrivati al punto in cui Ruby, sputtanata, ma diventata famosa, esattamente come desiderava, una denuncia la fa. E mi pare credibile: «L'atteggiamento apparentemente amichevole dei magistrati si è trasformato in una tortura psicologica. Mi sento vittima di uno stile investigativo fatto di promesse non mantenute e domande incessanti sulla mia intimità». Mi pare credibile. Perché dovrebbe averlo scritto l'«Ufficio Sceneggiature, al lavoro in un salotto di Arcore oppresso dai quadri con la targhetta del prezzo infilata nella cornice»?

Tu, Gramellini, penserai di fare lo spiritoso, ma io i quadri di Berlusconi li conosco e non ho visto né pretese di nomi con attribuzioni fantasiose né targhette di prezzi. Però è così: Berlusconi deve essere maiale e burino. Io invece, serenamente, mi chiedo, dopo un così lungo e inutile processo, come sia possibile vedere non Ruby che protesta sulle scale del palazzo di Giustizia, ma in attesa dentro un'aula dove nessuno vuole interrogarla. Florida, continuando a non lamentare la sua condizione di «parte lesa», si chiede: «Trovo sconcertante e ingiusto che un giudice non voglia ascoltarmi». A te, Gramellini, pare un processo serio? Vedi reati gravi contro una persona e contro la società? Non ti risulta che l'attività sessuale di donne e uomini inizi prima dei diciotto anni? E che qualche ragazza sia, per così dire, «interessata»? Questa a me pare la sostanza. Le ragioni del processo non le vedo. Ma, anche non volendo aprire un'altra polemica, la giustizia in Italia vuole Corona in galera e pentiti, che hanno ucciso decine di persone, liberi. Ti sembrerà strano, ma io ho la certezza che abbia fatto più danni a Ruby la Boccassini che Berlusconi. E penso che una donna libera ha diritto, anche per interesse, di fare l'amore con chi vuole, senza essere considerata una prostituta. Semplice, no? È molto frequente. Senza il seguito di processi. A me tutto fu chiaro subito, quando a Berlusconi, che la ricordò come «parente di Mubarak», Ruby rispose: «Per me Silvio è come la Caritas».

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Perché spedizione in località segreta, porte chiuse ai giornalisti, incontri riservati, per i deputati del movimento di Grillo, e richiesta di porte aperte, collegamento streaming, diretta televisiva, per le consultazioni con Bersani?
Certo nulla di ciò che riguarda la cosa pubblica deve essere nascosto, come avviene per le discussioni nei consigli comunali e nel Parlamento (già diversa è la questione per le decisioni nelle giunte e nei consigli dei ministri). È importante la trasparenza ma anche la discrezione. La riservatezza non è un reato ed è spesso utile per ottenere risultati senza che la piazza ne parli. Non è ragion di Stato, è buon senso; e questo massimamente vale per le conversazioni private di ogni cittadino e anche del presidente della repubblica, che ha come tutti una sfera personale indipendente dal ruolo istituzionale. Il contrario è violazione di quella libertà che i grillini pretendono, nascondendosi e sfuggendo ai giornalisti. Non è difficile capire che alcune cose non si fanno in pubblico, per esempio l'amore. Pubbliche sono le guerre.

La differenza è chiara e l'incontro con Bersani, esibito, appariva come un match, per di più imposto.

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