Frode Inps, indagato senatore di Monti

Guai per l'ex Fli Di Biagio, il grande accusatore di Verdini. Avrebbe intascato 450mila euro da rimborsi pensionistici

Il senatore Aldo Di Biagio (Scelta Civica)
Il senatore Aldo Di Biagio (Scelta Civica)

Precipita nel dirupo di un'inchiesta per truffa lo scalatore del K2 Aldo Di Biagio, ex Pdl passato in Fli eppoi senatore con Monti, tra i più attivi a criticare le inchieste del Giornale oppure ad accusare Denis Verdini di corruzione per aver messo sul tavolo – dice lui - un milione di euro per convincerlo a lasciare il gruppo dei transfughi al seguito del cognato di Giancarlo Tulliani. Guai seri, a leggere le ipotesi di reato (associazione per delinquere) della procura di Roma sulla mega truffa da 22 milioni di euro ai danni dell'Inps e del ministero della Giustizia che ha portato in cella gli avvocati-coniugi Nicola Staniscia e Gina Tralicci, oltre a un'impiegata dell'Enas in Croazia, Adriana Mezzoli, paese dove Di Biagio è di casa, avendo da sempre molti interessi oltre al doppio passaporto. Ai domiciliari invece la collaboratrice di studio legale Barbara Conti. L'italocroato Di Biagio (che replica «Sono un capro espiatorio») è indagato perché, scrive il gip Della Monica nell'ordinanza d'arresto, ha preso parte al sistema fraudolento risultando «direttamente beneficiario finale di 443.589 euro costituiti da assegni circolari liberi emessi dalla Banca Intesa Sanpaolo all'ordine di soggetti stranieri ricorrenti e richiesti dai coniugi Tralicci e Staniscia».
Il riferimento nominativo di Aldo Di Biagio – si legge sempre nelle carte della procura - è «riportato, senza apparente titolo, unitamente a Nicola Staniscia e Gina Tralicci, in diverse procure e/o mandati speciali alle liti asseritamente sottoscritti da soggetti residenti all'estero, sia per la riscossione delle somme dovute a seguito delle pronunciate sentenze che vedono soccombente l'Inps sia per autorizzarlo a rendere interrogatorio formale deferito dall'Avvocatura Generale dello Stato di giudizi incardinati innanzi la Corte di Appello di Perugia per le lungaggini processuali, la cui validità è stata più volte eccepita dalle controparti». L'inchiesta ha fatto improvvisamente tornare la memoria al Pd che ha ricordato i trascorsi di Di Biagio come «consigliere per le relazioni internazionali del ministro dell'Agricoltura Gianni Alemanno», ma non abbastanza però per arrivare a rammentare quando i deputati democrats, proprio con lui, presentavano interrogazioni parlamentari congiunte ritenendolo interlocutore affidabile anche perché sparava contro i risvolti oscuri dell'inchiesta del Giornale sulla casa di Montecarlo e accusava Verdini di avergli offerto soldi «di Finmeccanica» per farlo tornare nel Pdl. Proposta che lui aveva rifiutato («Mi dispiace ma la mattina voglio continuare a guardarmi allo specchio») anche se denunciò nulla ai pm. Sofisticato il meccanismo truffaldino scoperto dalla guardia di finanza: gli avvocati, con la complicità (presunta) di Di Biagio, quale procacciatore dei nominativi da sottoporre all'Inps, ottenevano rimborsi per decine di migliaia di euro per conto di ignari pensionati (una cinquantina dei quali non sono stati rintracciati perché morti o residenti all'estero) come adeguamento del trattamento economico. I soldi venivano poi girati agli indagati grazie alla complicità di un ex dipendente di Banca Intesa, Vincenzo Palazzo, finito nei guai per riciclaggio, e investiti anche in immobili di lusso (una villa a Cortina, immobili a Londra e Roma) o nascosti in Svizzera, Lussemburgo, Gran Bretagna, Panama, Brasile e Arabia Saudita. In totale, il tesoretto di beni mobili e immobili finito sotto sequestro ammonta a circa 4,6 milioni di euro, mentre la movimentazione bancaria sui conti dei legali ammonta a 150 milioni per 11mila assegni incassati.

Il raggiro si completava con il ricorso al ministero della Giustizia per il riconoscimento dell'«equa riparazione per lungaggini processuali» prevista dalla legge Pinto sempre per conto degli ignari pensionati, la cui esistenza in vita era riscontrata dagli indagati semplicemente chiamando a casa. Nel fascicolo è coinvolto anche un professore universitario della Sapienza, Paolo Garau, accusato di falso ideologico per induzione per aver spifferato le domande d'esame al figlio di Staniscia.

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