Le larghe intese per il paradiso

In questa autunnale primavera abbiamo visto andar via i quattro spicchi d'Italia come l'avevamo conosciuta nella nostra vita: l'Italia comunista, l'Italia neofascista, l'Italia democristiana e l'Italia canterina

In questa autunnale primavera abbiamo visto andar via i quattro spicchi d'Italia come l'avevamo conosciuta nella nostra vita: l'Italia comunista, l'Italia neofascista, l'Italia democristiana e l'Italia canterina.

Sei funerali ci hanno restituito, come in una sigla riassuntiva di chiusura dove scorrono con i titoli di coda le immagini dei protagonisti, uno spaccato verace dell'Italia che fu. Franca Rame e don Gallo, Teodoro Buontempo e Giulio Andreotti, Little Tony e Franco Califano. Pugni chiusi, saluti romani, mani giunte, cuori matti, un frullato nazionalpopolare di identità italiana, dove l'una sta in cagnesco all'altra.

Questa fu l'Italia nostra, l'Italia uscita dal boom economico, entrata negli anni di piombo, l'Italia del potere, dell'opposizione e del rock, l'Italia del compromesso storico e del cattocomunismo, l'Italia vitazzuola e rauca, l'Italia ingobbita e inciuffita, l'Italia compagna e camerata che si va a costituire congiunta a Santa Madre Chiesa, con rivendicazioni postume sul sagrato: Dio è comunista e femminista, e forse pure trans; no, Dio semmai è il Duce dell'Universo; ma no Dio è democristiano da una vita (eterna), e se Dio fosse tornato in terra con la faccia e la banana di Elvis, con effetti stupefacenti? Poi, però, tutti sono lì, neri, rossi, rossi in tonaca nera,

bianchi, microfonati, a stelle e strisce, cuori matti e matti de core, a scommettere su Dio tramite la Chiesa. La danno per morta, ma quando muoiono loro preferiscono passare da lì, non si sa mai. Larghe intese per il paradiso.

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