Le "notti magiche" che svegliano l'Italia

L'Italia s'è desta. Goffredo Mameli lo aveva previsto. Cinque milioni, settecentonovantatremila, quattrocentonovantotto

Le "notti magiche"  che svegliano l'Italia

L'Italia s'è desta. Goffredo Mameli lo aveva previsto. Cinque milioni, settecentonovantatremila, quattrocentonovantotto. Non è la rata dell'Imu, nemmeno il totale degli scontrini fiscali del Movimento di Grillo Beppe. È il numero forte degli italiani che sono rimasti svegli per guardare in tv Italia-Giappone, sfida notturna di calcio, dallo sviluppo improbabile e dal risultato clamoroso. Stando alle percentuali di share trattasi del 58% di televisori accesi sull'avvenimento, la Confederations Cup in corso di svolgimento in Brasile, tra tumulti di piazza e olà negli stadi. Prepariamoci, l'anno prossimo l'estate calcistica sarà vissuta tutta al buio, dal Brasile con furore.

La torcida nostrana non ha limiti quando si tratta di una partita di pallone. Può andare in onda all'alba, di notte fonda ma almeno uno dei familiari e amici deve restare con gli occhi aperti, per poi riferire, il mattino seguente, tutti i particolari di cronaca, al bar o in ufficio. Fine delle fazioni, delle ideologie, la nazionale azzurra convoca gli italiani a centrostanza, il calcio notturno raduna il dieci per cento della popolazione. Roba di questo mondo, segnale che questo sport facile, reso però complicato, non muore mai ed è diverso da tutti gli altri, per enfasi, partecipazione, imprevedibilità. Sei milioni con il televisore acceso, un popolo di nottambuli ma non soltanto fanatici, perché esiste una fetta grande di gente che vive e lavora dopo la mezzanotte. Quarantatré anni orsono la Rai inaugurò le trasmissioni a colori con il sistema Pal proprio con la diretta di una partita di football, era il mondiale messicano. Italia-Svezia fu la svolta epocale, a mezzanotte del 3 giugno del millenovecentosettanta, la notte di Carosio che si giocò il posto in Rai rimproverando il guardalinee africano colpevole di aver segnalato un inesistente fuorigioco azzurro: «Ma cosa sbandiera l'etiope, cosa sbandiera!». Erano rarissimi i compatrioti dotati di apparecchio multicolor, oggetto di gran lusso e grandissimo prezzo. Fu l'inizio di una storia.

L'altra notte Prandelli, come Carosio, si è fatto sfuggire una parola di troppo, anzi una bestemmia, il brutto della diretta. Allora la televisione era una, Rai, un solo canale, via satellite. Prima di quell'evento le notti italiane si erano riempite delle voci che arrivavano dall'America per i match di Nino Benvenuti contro Emile Griffith, la radio e la cronaca di Paolo Valenti tennero svegli sedici milioni di italiani; lo stesso numero, il ventuno luglio del '69, osservò Neil Armstrong, primo uomo sulla luna, erano esattamente le quattro, cinquantasei e quindici secondi.

Oggi la notte non è più fatta per amare (Neil Sedaka), si balla e si sballa e il calcio rappresenta un'isola di svago senza etilometro. La canicola non invita al sonno, il pallone concilia con la vita, dovunque, comunque. Basta un Balotelli per renderci felici. Poi, quando spuntano le luci dell'alba, si torna all'Imu e a GrilloBeppe.

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