Carlo, il nonno più infelice del mondo

Questa settimana il mondo ha gioito per la nascita della creatura regale col nome triplo, io invece ho sofferto per suo nonno, trattato come un errore della dinastia

Carlo, il nonno più infelice del mondo

Questa settimana il mondo ha gioito per la nascita della creatura regale col nome triplo, io invece ho sofferto per suo nonno, trattato come un errore della dinastia. Carlo d'Inghilterra è il Nonno più infelice del mondo, è il principe che non diventò mai sovrano, un tempo erede al trono, poi surrogato da suo figlio, mal sposato dopo una mala vedovanza, ora neanche citato tra i tre nomi imposti al nipote. Perse il regno, ora perde pure l'onomastico del nipote (ora basta, non Carlo più). Umiliato e offeso, considerato solo un soprammobile della Corona, una tazza con le maniglie a sventola, Carlo è portatore sano di regalità, per eredità e discendenza, figlio e padre di re, ma lui è «monarchesente». Con lui la dinastia si è presa una pausa, ha saltato una generazione, lasciando che la sua lunga adolescenza si convertisse in senilità senza mai maturare in adulta sovranità. Fa tenerezza quel principe scartato, anche con i suoi limiti e i suoi errori. Auribus demissis, diceva il mio professore di latino, con le orecchie abbassate.

Quando ho sentito dire dai genitori del Pupo Reale «stiamo lavorando sul nome», ho avuto un sussulto repubblicano e un residuo orgoglio nazionale: da noi i re e i presidenti possono essere anche figli di madre ignota (abbreviato in mignotta) ma un nome ce l'hanno subito e pure un soprannome. Niente Monarca Ignoto o Regali a sorpresa, l'anonimato si addice ai sudditi, non ai sovrani. Poi penso a Carlo, il Trota reale, e mi si stringe il cuore. Per lui la Corona resterà la marca di una birra.

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