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Divorzio, un calvario lungo 12 anni

Uno dei quesiti radicali punta a eliminare il periodoo di separazione obbligatoria abbreviando così i tempi

Divorzio, un calvario lungo 12 anni

Roma - Il nostro viaggio nei dodici referendum proposti dai radicali continua con l'ottavo quesito, quello che propone di abbreviare i tempi del divorzio, abrogando la parte dell'articolo 3 della legge 898 del 1970 (quella che quattro anni dopo fu sottoposta a un referendum che vide gli antidivorzisti seccamente sconfitti) che prevede che «per la proposizione della domanda di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio, le separazioni devono essersi protratte ininterrottamente da almeno tre anni a far tempo dalla avvenuta comparizione dei coniugi innanzi al presidente del tribunale».
Secondo i proponenti eliminare i tre anni di separazione obbligatoria e rendere la domanda di divorzio contestuale alla separazione ridurrebbe il carico di lavoro che appesantisce i tribunali civili e alleggerirebbe anche i gravami economici, sociali e psicologici che rendono ancora più drammatico il trauma del divorzio. Attualmente, infatti, l'annullamento degli effetti legali del matrimonio arriva in cima a un iter snervante che prevede una prima comparsa degli aspiranti ex coniugi davanti a un giudice, poi una fase di separazione lunga non meno di tre anni, quindi l'iter per il divorzio vero e proprio. Il tempo totale per essere di nuovo liberi va da un minimo di cinque a un massimo di dodici anni. Per non parlare dei due giudizi e dei due difensori da pagare. Oltre al fatto che trascinare per molti anni una situazione transitoria favorisce la nascita di conflitti e di figli al di fuori del matrimonio.

Certo, il periodo cuscinetto fu pensato più di quarant'anni fa dal legislatore per attutire la portata morale di una norma all'epoca scioccante e per dare una seconda possibilità alla coppia prima di «scoppiare». Ora è un'altra Italia. Il Paese ha «digerito» il divorzio e i dati dimostrano che poche separazioni non si trasformano in definitive. Soprattutto, non ha senso andare per le lunghe quando marito e moglie sono d'accordo in tutto e non vedono l'ora di ricostruirsi una vita alternativa. Da anni si parla di una legge che abbrevi i tempi del divorzio. C'è un generico consenso bipartisan sul tema, salvo che, alla resa dei conti, l'approvazione della legge non appare mai come una priorità politica. Il 29 marzo 2012 la commissione Giustizia alla Camera approvò un testo che prevedeva l'accorciamento della separazione pre-divorzio a un anno (due nel caso di figli minori). Una legge che, dopo essere stata calendarizzata, si è poi arenata nelle secche parlamentari, spingendo il segretario della Lega per il Divorzio breve (Lid), Diego Sabatinelli, a sostenere lo scorso autunno un lungo (e inutile) sciopero della fame perché la legge venisse discussa in aula.

Secondo gli ultimi dati resi noti dall'Istat, nel 2011 le separazioni sono state 88.797 e i divorzi 53.806, sostanzialmente stabili rispetto all'anno precedente. I tassi di separazione e di divorzio totale sono in costante crescita: se nel 1995 ogni mille matrimoni si contavano 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2011 si arriva a 311 separazioni e 182 divorzi.

La tipologia di procedimento scelta in prevalenza dai coniugi è quella consensuale: nel 2011 si sono concluse in questo modo l'84,8 per cento delle separazioni e il 69,4 dei divorzi. La quota di separazioni giudiziali (15,2) tocca il 19,9 per cento nel Mezzogiorno e nel caso in cui entrambi i coniugi abbiano un basso livello di istruzione (21,5 per cento).
(7 - continua)

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