A temporeggiare, questa volta, non è il Cavaliere. Già, perché Silvio Berlusconi una decisione pare finalmente averla presa, convinto com'è che di spiragli ormai non ve ne siano più. La fiducia nel Quirinale o nel Pd, infatti, è da giorni scesa sotto il livello di guardia e l'ex premier non sembra davvero aspettarsi più nulla da quelli che considerava degli interlocutori soprattutto in virtù degli accordi che hanno portato prima alle larghe intese e poi alla nascita del governo guidato da Enrico Letta. Accordi che - è il senso dei ragionamenti consegnati ai suoi interlocutori - non solo adesso non vogliono rispettare ma fanno perfino finta che non siano mai esisti.
Ecco perché la sensazione è quella di un Berlusconi ormai convinto di andare allo show down, per quanto ieri abbia alla fine deciso di aspettare vista la portentosa offensiva arrivata dalle cosiddette colombe, coloro che - distinzioni «ornitologiche» a parte - teorizzano che staccare la spina all'esecutivo non sia comunque la strada giusta a prescindere da come andrà a finire la partita della decadenza dell'ex premier. Tra loro il più attivo è certamente Angelino Alfano e ieri - dopo una lunga riunione dei cosiddetti «governativi» cui erano presenti alcuni ministri e non solo - sarebbe stato proprio lui ad invitare Berlusconi a non precipitare le cose. Un Cavaliere che aveva già convocato l'ufficio di presidenza del Pdl per sancire l'uscita dal governo dei cinque ministri pidiellini (Alfano, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello, Nunzia De Girolamo e Beatrice Lorenzin) e degli oltre 15 tra viceministri e sottosegretari. Un appuntamento fissato per domani alle 16 e che Berlusconi ha deciso di aggiornare alla prossima settimana proprio un attimo prima che partissero le convocazioni formali.
Una concessione al pressing delle colombe, non tanto perché davvero l'ex premier si aspetti qualcosa quanto per evitare di essere additato come il responsabile della crisi.
Un rinvio dovuto anche al G20 in corso a San Pietroburgo così da non mettere in imbarazzo il premier Enrico Letta davanti ai partner internazionali.
Il fatto che la Giunta per le elezioni del Senato abbia un po' diluito i tempi, infatti, non è certo una consolazione. Anche se il voto sulla decadenza non sarà lunedì, insomma, la sostanza non cambia. Ecco perché in qualche modo oggi sono gli interlocutori di Berlusconi che prendono tempo: non solo la Giunta che dilaziona ma anche le colombe che puntano su un rinvio alla Consulta o il Colle che invita a non precipitare la situazione.
Berlusconi, però, resta convinto che - questo ripete da giorni - alla fine «faranno di tutto per farmi fuori». E il rinvio dell'ufficio di presidenza del Pdl ormai potrebbe essere solo il risultato delle ambasciate di Alfano e dei ministri che in questi giorni hanno detto al Cavaliere che in caso di crisi Giorgio Napolitano sarebbe pronto a dimettersi e lasciare la patata bollente al suo successore (Romano Prodi o Stefano Rodotà). Questo, infatti, sarebbe lo scenario prospettato dal Quirinale, seppure attraverso ambasciatori visto che i rapporti con Arcore sarebbero al momento congelati.
L'ex premier, dunque, è pronto allo scontro. E, dice a chi ha occasione di parlargli, «se pensano di fare un Letta bis si accomodino e vediamo quanto durano e quanti voti ci regalano». Un Berlusconi sul piede di guerra, tanto che ieri ad Arcore ha registrato un messaggio per annunciare il ritorno a Forza Italia. Nonostante mi vogliano far fuori per una via non democratica - dice il Cavaliere nel video - io resto in campo e sono pronto ad impegnarmi per l'Italia ancora una volta.
Un messaggio in linea con i segnali dell'ultimo mese (dalle affissioni agli aerei sulle spiagge) ma che sembra anticipare una vera e propria campagna elettorale. Almeno questo dicono i dettagli: il video doveva andare in onda fra due settimane ma ieri Berlusconi diceva senza esitazioni di volerlo diffondere questo fine settimana. Un'accelerazione non da poco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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