Tutte le popolazioni del mondo sanno dalla tv e da internet che se vuoi emigrare in Europa devi arrivare al Mediterraneo, imbarcarti su una carretta del mare e cercare di raggiungere l'Italia.
Quando gli italiani ti avvistano, ti vengono a salvare, ti rimorchiano in un loro porto, ti curano, ti rifocillano e ti fanno sbarcare in una gara di solidarietà. Verrai poi accompagnato in un centro di accoglienza da cui però potrai facilmente allontanarti. È per questo motivo che ci sono tanti viaggi rischiosi verso le nostre coste.
L'Italia ha una popolazione invecchiata, bassa natalità, i giovani hanno poca voglia di fare lavori manuali e quindi c'è posto per molti immigrati che si adattano a svolgere tutti i tipi di mansioni.
Ma ora siamo in recessione, manca il lavoro per tutti. Aumenta il pericolo che i clandestini più giovani vengano reclutati dalla criminalità. Teniamo inoltre presente che entro alcuni decenni la popolazione giovane di origine italiana verrà superata da quella delle etnie venute dal mondo africano e asiatico con lingue, costumi, religioni diverse, quindi con problemi di integrazione. Sarebbe meglio avere un afflusso graduale.
Finché in Egitto, Libia e Tunisia c'erano dei governi stabili lo Stato italiano faceva con loro accordi perché impedissero ai mercanti di reclutare i migranti e di imbarcarli. Oggi, dopo la primavera araba i governi sono instabili e gli accordi sono saltati. Immediatamente si è diffusa in tutto il mondo la notizia, e i viaggi rischiosi sono aumentati.
Cosa fare? Con l'appoggio dell'Europa fare nuovi trattati coi governi mediterranei in carica, dando loro mezzi e finanziamenti perché blocchino i mercanti e creino dei centri che assistano, anche giuridicamente, i migranti.
Se le barche non tengono il mare, usiamo le nostre navi. Non facciamogli mettere piede da clandestini in Italia. Anche questa notizia in poco tempo farà il giro del mondo e le partenze rischiose si ridurranno.
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