Mercoledì in piazza a Roma: "Niente marcia, è un sit-in"

Appuntamento a piazza del Popolo: dal 18, tra zampognari e turisti, la protesta statica dei forconi

Mercoledì in piazza a Roma: "Niente marcia, è un sit-in"

No, niente marcia su Roma, per carità, soltanto un sit-in, un «presidio» sotto la tenda in piazza del Popolo. Da mercoledì 18, tra zampognari e turisti, la protesta statica dei forconi. «Questa rivolta - dice Silvio Berlusconi - è il sintomo grave di una crisi vera e che ha delle ragioni profonde».

«Sarà una manifestazione pacifica, democratica e apolitica», promette Mariano Ferro. Il coordinamento 9 dicembre, giunto al settimo giorno di agitazioni, vuole evitare fastidiosi riferimenti al ventennio. Vorrebbe anche tenere a distanza i gruppi di estrema destra, soprattutto dopo il blitz di un centinaio di facinorosi di Casa Pound dentro la sede dell'Unione europea: il vicepresidente del movimento Simone Di Stefano, che ha tolto la bandiera della Ue per sostituirla con un tricolore, è stato arrestato per furto pluriaggravato. Nel bilancio pure qualche contuso e una decina di attivisti denunciati a piede libero.

Il «presidio» è il frutto di una difficile trattativa tra i leader dei Forconi e la questura. La polizia ha vietato pure una manifestazione per la casa degli antagonisti. «Non ci sarà nessun corteo - assicura Danilo Calvani -, sarà una dimostrazione senza vessilli e senza violenze. Ma la lotta continua, tutta Italia convergerà in piazza del Popolo». Calvani parla da Brindisi, dove ha bloccato un incrocio in pieno centro. Stavolta ha lasciato la Jaguar in garage. «Sono arrivato su una Mercedes un po' vecchiotta, che mi ha prestato un amico». Sta facendo il giro dell'Italia, «Stanno nascendo 80-90 presidi spontanei al giorno. Cosa vogliamo? Il ricambio, che se ne vada l'attuale classe dirigente».

Quella di mercoledì, spiega Mariano Ferro, «sarà una manifestazione statica perché vogliamo evitare infiltrati e qualsiasi tipo di incidenti». Un sit-in vecchia maniera, all'americana? «La situazione - dice ancora Calvani - è troppo incandescente e noi vogliamo evitare disordini nel rispetto delle forze dell'ordine e della città di Roma. Ma i nostri presidi rimarranno attivi in tutta Italia. Mercoledì sarà una festa di popolo, senza violenza e senza vessilli». L'idea è quella di trascinare la protesta almeno fino a Natale.

«Noi vogliamo restare ad oltranza. Siamo stati pure chiamati dal governo, ma abbiamo respinto la convocazione. Non trattiamo con un esecutivo e con un Parlamento delegittimato. Che devono fare? Semplice, se ne devono andare e basta».

Quanto alle polemiche sull'antisemitismo, i Forconi hanno risolto esautorando il portavoce Andrea Zunino, che aveva definito l'Italia «schiava dei banchieri ebrei». D'ora in avanti, precisa Ferro, «gli unici autorizzati a parlare con la stampa saremo io, Calvani e Chiavegato».

E mentre il fermento popolare monta, la Cgil cerca di riprendersi la piazza. Ieri una manifestazione a Torino, presto un'altra Roma. «Il disagio esiste ed è comprensibile - dice Susanna Camusso - però vedo in quel movimento un grande rancore e troppi slogan che hanno inclinazioni autoritarie e repressive. Non si capisce che cosa vogliano. La loro protesta non è esercizio democratico, è sopraffazione».

Argomenti simili li usa Laura Boldrini: «Le manifestazione sono la conseguenze dei sacrifici, siamo ancora in crisi. Però chi getta benzina sulla rabbia è irresponsabile». E Nunzia Di Girolamo, ministro dell'Agricoltura, che pure ha partecipato al primo blocco organizzato al Brennero dalla Coldiretti: «Certo, ci sono persone in sofferenza. Ma prima di parlare dei Forconi come dei rappresentanti del popolo sarei molto cauta. Abbiamo segnali che ci inducono a considerare con molta prudenza di chi è in piazza in queste settimane».

Nel governo qualcuno prova a negoziare: come Rocco Girlanda, sottosegretario ai Trasporti, che incontra Perugia i rappresenti di categoria e dice: «Noi siamo per il dialogo». Piccole aperture pure dal ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonanto: «La situazione è preoccupante perché esprime un grande disagio.

Ci sono aspetti molto inquietanti che vanno decisamente condannati e ci sono aspetti che invece ci devono far riflettere». Parole di comprensione arrivano anche da Pietro Grasso. «Io conosco i loro problemi, quindi cerchiamo di essere sensibili. Penso che si possa e si debba cambiare al più presto una situazione diventata insostenibile».

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