Gli effetti positivi della politica di Draghi

Ieri è successo un fatto cui non eravamo più abituati. Lo spread sull'orizzonte decennale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi è sceso sotto i 200 punti base. Dobbiamo andare indietro di oltre due anni e mezzo per ritrovare un valore così basso. Abbiamo imparato cos'è lo spread quando è salito a valori vertiginosi, ben oltre i 500 punti base.

Eravamo tutti, giustamente, molto preoccupati. Ora che siamo tornati su livelli così contenuti quasi non ce ne accorgiamo. E invece si tratta di un fatto importante. Lo spread rappresenta il differenziale al quale il nostro Stato finanzia il debito pubblico rispetto allo Stato tedesco. Ha ripercussioni significative sul funzionamento del nostro sistema finanziario e, in particolare, bancario, condizionando il costo al quale le nostre banche si finanziano. Di conseguenza ha effetti rilevanti sul nostro sistema imprenditoriale, andando a influenzare il costo del capitale per le nostre aziende. È un elemento di competitività del sistema e del Paese. È molto importante, pertanto, rimarcare l'abbassamento del rendimento sul Btp decennale (sotto il 4%) e, come conseguenza, dello spread sotto i 200 punti.

È un elemento di successo del nostro Paese? Per rispondere bisognerebbe verificare cosa sta succedendo in altri Paesi dove la pressione sul debito pubblico e quindi sui rendimenti e lo spread è stata molto forte negli ultimi due anni. In Spagna, ad esempio, Paese che ha vissuto fasi simili a quelle italiane, i rendimenti sono scesi. E addirittura lo spread è anche più basso del nostro.

La risposta, a mio avviso, va cercata principalmente al di fuori dei confini dei singoli Paesi. Un punto importante è quello relativo al ruolo assunto dalla Banca centrale europea, da quando è stato nominato l'attuale vertice. In particolare, dobbiamo ricordare che, nel luglio 2012, in un momento di particolare tensione sui mercati del debito pubblico e valutari, il presidente della Bce, Mario Draghi, aveva dichiarato che avrebbe fatto di tutto per salvare l'euro. Oggi, dopo 18 mesi, possiamo registrare un risultato molto incoraggiante. La Bce è stata molto attiva con una politica estremamente incisiva che vorrei ricordare attraverso due elementi principali.

Innanzitutto, sono state massicce le immissioni di liquidità a vantaggio del sistema bancario e finanziario. Non sempre queste hanno avuto ripercussioni dirette sull'economia reale, come alcuni critici hanno talvolta segnalato, ma di certo hanno contribuito a dare liquidità al sistema e hanno anche consentito alle banche di poter sostenere il debito pubblico con effetti positivi sui rendimenti e sugli spread. Rilevante, inoltre, è stato il taglio dei tassi di rifinanziamento nell'auspicio di poter alimentare l'offerta di moneta a vantaggio dell'economia reale. Oltre i suddetti elementi, vorrei, infine, citare il progetto di realizzazione di un'Unione bancaria europea, che ha anche esso ripercussioni sui rendimenti e sugli spread, poiché, di fatto, «spezza» il legame tra rischio-Paese e rischio-bancario, allentando la pressione sul costo del debito pubblico. La sfida, ora, è quella di rendere quanto più stabile possibile questa situazione consolidando il trend in atto. E in questo la responsabilità passa ai singoli Stati, affinché possano intraprendere un percorso virtuoso di rilancio. Non vorrei che oggi festeggiassimo un risultato importante e significativo, frutto di politiche definite al di fuori dei confini nazionali. Ma, così facendo, abbassassimo la «guardia» sulle tante cose da fare per ridare respiro e forza all'economia del nostro Paese.

di Marco Giorgino, Ordinario di Finanza Politecnico di Milano

twitter @marco_giorgino

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