La abbandonano in mare Cagnetta salvata dai surfisti

La abbandonano in mare Cagnetta salvata dai surfisti

Se esistesse una gara che aggiudica premi a chi abbandona più cani (o gatti, tartarughe ecc.) sono certo che vedremmo salire sul podio il nostro vessillo. Tante volte mi sono chiesto se esista un modo più o meno cattivo, più o meno bastardo di abbandonare un cane oppure se tutti si equivalgano. Leggendo la storia di questo cane, sono ora dell'avviso che, anche nell'inferno dove deve essere relegato chi abbandona un animale, debbano esistere delle bolge che aggravano la pena man mano che si scende verso il fondo. Aprire la porta dell'automobile e scaricare Fido nel piazzale gremito dell'autogrill è un'azione ignobile, ma probabilmente chi la compie sgomma via con la speranza che il cane se la cavi, altrimenti tanto varrebbe buttarlo giù da una strada di montagna durante la notte. Sia chiaro, nessuna giustificazione, ma, un conto è abbandonare i cuccioli neonati dentro un cesto pieno di latte in polvere, davanti a una clinica veterinaria (come mi è capitato di vedere una volta), un conto è abbandonarli in mezzo alla desolata campagna. Est modus in rebus.
Siamo dunque vicino a Berkeley, poco distanti da San Francisco, di fronte a Angel Island ed è un pomeriggio ventoso, ma assolato. Il pomeriggio ideale per caricare le tavole sull'automobile e scaricarle sulla spiaggia, assieme agli amici, per giocarsi una bevuta al pub vinta da chi prende l'onda più lunga. Così, pensa Ed Coyne, mentre dà gli ultimi ritocchi alla sua tavola sulla spiaggia di fronte a Treasure Island. Le grandi onde, quelle preferite dal popolo del windsurf, sono però piuttosto lontane dalla costa e così, Ed e gli amici s'inoltrano nello specchio di mare con una barca. Una volta arrivati nel punto giusto, calano le tavole e cominciano a prendere familiarità con i cavalloni. É di fronte a Treasure Island, tre miglia a ovest di Berkeley, che Ed vede qualcosa di nero galleggiare davanti a sé. Quando mette la mano a coppa davanti agli occhi, per ripararsi dal sole, non crede a quanto vede e fa cenno agli amici di avvicinarsi. Un cane nero, sta disperatamente nuotando tra i flutti e s'intuisce che comincia a essere esausto, perché le zampe perdono battute e ogni tanto la testa affonda per diversi secondi, riemergendo caparbiamente per puntare il naso verso Angel Island. Ed non perde tempo, perché capisce che il cane sta per essere vinto dalle onde vigorose. Nonostante il suo disperato tentativo di avanzare, le onde lo risucchiano ogni minuto verso il mare aperto e la costa si fa sempre più lontana. Ed risale sulla barca e accende il motore. Gli amici, sulle tavole, accerchiano il cane urlando e facendogli coraggio. Niente di meglio, nei momenti difficili, che avere di fianco qualcuno che ti sprona a resistere.
Dopo qualche manovra Ed riesce ad afferrare il cane per la collottola e a issarlo sulla sua barca, fra gli applausi di tutti. Si tratta di un cucciolo, femmina, un incrocio in cui predomina nettamente il Labrador cioccolata. Non ce la faceva più. Una telefonata alla guardia costiera e arriva, di supporto, il grande gommone di Adam Cohen, un ingegnere che fa il pendolare da San Francisco. Dopo un'ora il cane è a casa, avvolto in teli di lana e, poco dopo, viene portato da Katie Corrigan al centro di recupero di Berkeley. «É evidente che è stato abbandonato - dice la ragazza - perché nessun cane nuoterebbe così al largo».

La forza di lottare tra le onde e la fortuna di incrociare Ed e gli amici hanno fatto la diferenza.
Dopo due giorni, non ci si deve più preoccupare del fatto che il cucciolo venuto dal mare avrà o meno una famiglia. Ce ne sono cento in attesa per adottarlo.

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