Abbasso il centralismo, viva i dubbi Pd

Non mi convince affatto questo governo, per il quale si prodiga il giudizioso Letta. Nasce impuro e non convince molti

Non mi convince affatto questo governo, per il quale si prodiga il giudizioso Letta. Nasce impuro e non convince molti, forse nessuno, della sinistra che, come me, dubitano ma subiscono la rampogne di Napolitano che non vede lontano e non ammette alternative al suo miope disegno. Non potendo agire nell'ombra ci saranno i convinti e gli audaci che negheranno il loro consenso? La sinistra potrà coltivare la stessa disobbedienza che ha mostrato nella elezione del presidente della Repubblica? Potranno i più intransigenti ribellarsi al presidente che hanno eletto? E dunque, sia lode al dubbio.

Opportunamente, e convincentemente, lo scrisse Bertolt Brecht, con parole chiarissime e senza paura di perdere il vantaggio di un pensiero unico, servile e ubbidiente: «Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate /serenamente e con rispetto chi/come moneta infida pesa la vostra parola!/...Sono coloro che non riflettono, a non/dubitare mai.../Non credono ai fatti, credono solo a se stessi./Se occorre, tanto peggio per i fatti.../Con coloro che non riflettono e mai dubitano/si incontrano coloro che riflettono e mai agiscono.../Tu, tu che sei una guida, non dimenticare/che tale sei, perché hai dubitato/delle guide! E dunque a chi è guidato/ permetti il dubbio!» Non si potrebbe descrivere meglio la condizione che ha animato, in questi giorni, il Pd, fino alla paventata dissoluzione, e dissociazione di molti elettori, i quali però non hanno valutato che è grazie al dubbio, e alla azione disobbediente dei franchi tiratori (giustamente e brechtianamente lodati da Giuliano Ferrara) che ci sono stati risparmiati Franco Marini (più giovane ma più antico di Napolitano) e, soprattutto, Romano Prodi. Fosse stato per i grandi elettori del Pdl, il primo sarebbe presidente. Non esiste infatti dialettica o dubbio nell'area del centrodestra, pronta a riconoscersi nelle decisioni di Silvio Berlusconi; e, tantomeno in quella inespressiva e non autosufficiente dei Cinque Stelle il cui capo, antidemocraticamente, preclude l'esercizio, garantito dall'articolo 67 della Costituzione, della libertà dal vincolo di mandato. Se ne è molto parlato. Ma si è visto, nella stolida insistenza sul nome di Rodotà, escusso da una graduatoria dove era arrivato terzo. E più per suggestione di Santoro che per valutazione di Grillo. Naturalmente la mia lode della libertà dei deputati del Pd, con le loro legittime correnti e le loro preclusioni, non viene condivisa da bacchettoni come Michele Serra che, amaramente, conclude: «Almeno a una cosa, questi giorni tristissimi, sono serviti. Sono serviti a chiarire una volta per tutte che nella sinistra parecchie persone odiano la sinistra. Nel senso che la combattono o forse la temono... Purtroppo questo pezzo della sinistra è un pezzo di Pd: quel pezzo di Pd che ha sparato su Prodi (cioè uno dei propri padri fondatori) e con gusto se possibile maggiore avrebbe sparato su Rodotà (cioè uno dei propri uomini migliori)». Confusione, retorica, pregiudizio animano questi pensieri del povero Michele, come se Napolitano fosse peggiore di Rodotà, e Prodi fosse più rappresentativo di D'Alema, Veltroni, Barbera, Chiamparino. Perché non è giusto che parlamentari democraticamente eletti, senza vincolo di mandato, rifiutino l'offerta contraddittoria (prima berlusconiana, poi anti-berlusconiana) di Bersani? Perché convergere (e non invece opportunamente divergere, visto il risultato finale) su Marini o Prodi? Forse Serra preferisce il modello rodotaico di Grillo? Rodotà o nulla? Ma perché? Per fortuna esiste un partito con diverse anime e libertà di giudizio. Per fortuna c'è il momento di divergere, con franchi tiratori che si dichiarano, irritualmente, e il momento di convergere. Per fortuna che c'è un partito dialettico, vivo, con diverse anime, tutte legittime, e tutte di una sinistra libera e non dogmatica, non totalitaria. Nel Parlamento cinese (che forse piace a Berlusconi e a Grillo) il capogruppo decide per tutti, che hanno, appunto, il «vincolo di mandato». Serra giudica un errore preferire Napolitano a Prodi? A me sembra testimonianza di libertà e di vitalità. Per fortuna che c'è il Pd.

Altrimenti, con un pensiero unico, da una parte e dall'altra, avremmo Marini o Rodotà. Per fortuna che il Pd c'è, con le sue contraddizioni e le sue (fresche) correnti. Abbasso il centralismo democratico. Sia lode al dubbio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica