Si chiama The fast diet e nei paesi anglosassoni è già un bestseller. E si chiama fast, ma non come fast food, no: fast in questo caso non indica la velocità con cui si perde peso, bensì il digiuno. Cibo zero (o quasi). Digiuno? Per anni è stato detto, ribadito, spiegato, inculcato che non mangiare non sia salutare, che saltare i pasti sia dannoso, che gli unici risultati possano essere i disturbi alimentari, o il ritorno al peso precedente (appena si ricominci a mangiare).
La dieta «fast» - ultima di una serie infinita e inesauribile come la fonte dell'insoddisfazione - è stata inventata in Gran Bretagna. Michael Mosley, dopo essersi prestato per un documentario della Bbc, per cui lavora come produttore e presentatore (prima era un medico) si è convertito a un regime di «restrizione alimentare»: ha ceduto al fascino anacronistico e spirituale del digiuno. Lo ha fatto perché - spiega con la giornalista Mimi Spencer nel libro La dieta fast, che ora viene pubblicato in Italia da Corbaccio - lo farebbe sentire meglio; perché ha trovato argomenti scientifici a sostegno dei benefici del digiuno (ovviamente ce ne sono anche di contrari); perché non ha più ripreso i chili persi. Funziona così: per cinque giorni alla settimana mangi quello che desideri; per due giorni niente. Cioè, sono concesse 500 calorie per le donne e 600 per gli uomini: una colazione e una cena leggere.
I due giorni sono a scelta: lunedì e giovedì, per esempio. In mezzo c'è la libertà culinaria, la possibilità di andare al ristorante, in pizzeria, all'aperitivo, alla cena con gli amici. Casomai cadesse di lunedì si può stare a guardare e pensare che tanto domani sarà un altro giorno, le lasagne ci sono vietate soltanto quella sera, non per sempre. Il piacere del cibo rimane, i grassi saturi pure, le bibite gasate anche. Però in quei due giorni niente eccezioni: due giorni a stecchetto totale, teoricamente per tutta la vita. Dicono gli autori che digiunare te la cambi, la vita. Che una volta provato, anche l'appetito diventi paradossalmente meno famelico, che ci si senta sazi molto prima, con molto meno. Il digiuno come panacea: per migliorare l'umore, la memoria, le prestazioni del cervello, la prevenzione delle malattie. Il digiuno anche mentre si fa esercizio fisico. Funziona davvero? A vedere alcuni monaci buddisti e centenari eterei sembrerebbe di sì. Di sicuro gli uomini e le donne sono nati in un ambiente ostile, in cui non mangiavano ogni tre ore, non si abbuffavano, spesso saltavano i pasti per giorni (però in teoria ci saremmo evoluti parecchio, e la cucina ne è una conseguenza-testimonianza).
Certo diminuire la dipendenza da quantità di cibo esagerate ha la sua attrattiva: l'idea di percepire le esigenze reali del corpo, di non strafare per il gusto di farlo, di non subire un'abitudine. Certo quei cinque giorni di «liberi tutti» abbinati a due di rigore sanno di compromesso, e il successo della dieta «fast» lo dimostra.
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