"Accordi nulli con le aziende" Polillo fa sperare gli esodati

Il sottosegretario all’Economia a In Onda su La7: "Non lasceremo senza lavoro né stipendio chi non ha colpa". Ma il governo non conferma

"Accordi nulli con le aziende"  Polillo fa sperare gli esodati

Roma - La soluzione per gli esodati potrebbe essere un tratto di penna sugli accordi. L’annullamento del patto che ha portato gli ex dipendenti fuori dall’azienda in cambio di uno scivolo, diventato troppo corto a causa della riforma delle pensioni. Proposta o ragionamento sul filo dei principi del diritto? Probabilmente una provocazione. Fatto sta che ieri sera il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo ha portato scompiglio un po’ ovunque. Nella puntata di «In Onda» su La7, il sottosegretario all’Economia ha parlato dei lavoratori rimasti senza stipendio e ancora troppo lontani dalla pensione. Il tema è caldissimo, il ministero del Lavoro sta studiando il modo per alleviare gli effetti della riforma previdenziale al numero più alto possibile di lavoratori.

Polillo ha descritto due scenari. Uno realizzabile per legge. Il governo - ha spiegato ai conduttori Nicola Porro e Luca Telese - «non si opporrà all’abolizione della norma che obbliga gli esodati a non lavorare». La rimozione di un vincolo di questo genere è effettivamente una delle carte che il governo, anche indirettamente tramite la maggioranza, potrebbe giocare per ammorbidire gli effetti della riforma per gli esodati. Anche perché è a costo zero. «Il ministro dell’Economia non si opporrà ad una norma di questo genere, in Parlamento ci sono orecchie sensibilissime su questo», ha osservato.

Ma è l’altro ragionamento del sottosegretario ad avere suscitato malumori nell’esecutivo, destinati ad aumentare quando oggi tornerà dalla missione asiatica il premier Mario Monti. Gli esodati, ha spiegato, possono chiedere l’annullamento degli accordi presi con l’azienda. Questo il ragionamento: «Hanno firmato un accordo con le aziende; se cambiano le condizioni che hanno legittimato quell’accordo, secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico, possono chiedere che quell’accordo sia nullo».
Più in generale, «io non so quelle che saranno le soluzione legislative prese, questo governo ha fatto dell’equità uno dei cardini della sua azione politica e non lasceremo per strada delle persone che non hanno nessuna colpa rispetto agli accordi che hanno sottoscritto con le aziende. Questo governo - ha concluso - né quelli futuri potranno ignorare la loro situazione».

Un messaggio nemmeno troppo velato al ministero del Lavoro guidato da Elsa Fornero, con la quale Polillo aveva già avuto più di un attrito (la battuta sulla emotività della responsabile del Welfare e sulla «fontana che piange»). Ieri Fornero non ha risposto direttamente, ma al ministero al Welfare ieri sera era palpabile l’imbarazzo e l’irritazione. Se il sottosegretario al Ministero del Tesoro ha un buona ricetta per risolvere il problema degli esodati se ne faccia carico personalmente, commentavano fonti del dicastero. Tradotto: le cose di cui ha parlato Polillo non sono nemmeno tra le ipotesi. E poi se il dicastero è costretto a limitare la platea degli esodati è proprio perché c’è un vincolo di bilancio rigidissimo. E il sottosegretario al Tesoro dovrebbe saperlo. Per una volta la Cgil è d’accordo e ha bollato come «improvvisazioni irresponsabili» i ragionamenti del sottosegretario.
Nessun commento, fino a ieri sera, dalle aziende. Sarebbero i datori a pagare il prezzo più alto, se la giurisprudenza si orientasse nella direzione indicata dal sottosegretario. Dovrebbero riassumere lavoratori che erano usciti e dovrebbero farsi restituire gli «scivoli», cioè le somme versate agli ex dipendenti per portarli alla pensione.

L’unica cosa certa è che il tema è sul tavolo del governo e che la stessa Fornero ha assicurato che «ce ne faremo carico».

L’altra certezza è che questo è un nuovo caso Polillo. Simile all’uscita sui coni correnti gratuiti per i pensionati sotto i 1.500 euro (un danno alle banche) che il premier Monti gli fece smentire. Situazione che rischia di ripetersi oggi.

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