Luis ha fatto il salto: da indignato a cervello in fuga. Ormai, a 36 anni ha deciso, da Valencia ha preso il volo, prima Berlino, poi il salto verso San Paolo. Il momento è ottimo, il lavoro non manca. Un'occasione da non perdere, ma ottenere i visti per fermarsi e lavorare non è impresa facile. E così l'escamotage delle nozze a tavolino. «Me lo ha consigliato un avvocato mio amico. Senza un matrimonio di mezzo le pratiche sono lunghissime e io non posso aspettare così a lungo. E l'ho chiesto ad una ragazza brasiliana che fa le pulizie». È lo stesso trucco che negli anni Novanta preoccupava la Spagna. Allora costava circa diecimila euro sposare uno spagnolo, e a farlo erano donne del Sud America. Oggi succede il contrario; i figli della Spagna fuggono e si inventano falsi matrimoni per poter lavorare. Sembra un salto all'indietro di un secolo. Il miracolo, il sorpasso sull'Italia, sembra solo un sogno, un incubo che coinvolge tutti: impiegati, giovani e anziani. Crolla la classe media e resta solo paura e angoscia, rabbia e incertezza.
Il Paese affoga, l'acqua alta arriva ormai alla gola. Fran ha 29 anni ed è lo specchio di un miracolo andato in fumo. Risponde da Santiago del Cile, dove da tre mesi lavora come geologo per dei sondaggi minerari a 1.500 euro al mese. Eppure solo 5 anni fa, a 24 anni la sua carriera andava a gonfie vele; neolaureato, con un contratto per un'impresa legata allo sviluppo dell'alta velocità in Spagna. Poi la crisi, il sussidio di disoccupazione durato due anni e un lavoro come cameriere da McDonald's che lo ha spinto a cercare un lavoro altrove. «Ormai sapevo che se mi fossi fermato avrei perso per sempre gli anni più importanti della mia formazione professionale. Lavorando qui posso andare avanti, poi si vedrà». La Spagna è tornata ad essere un Paese di emigranti. I giovani scappano verso le ex colonie. Sono tanti, 40mila nei primi tre mesi del 2012, più di quanti avevano lasciato il paese l'anno prima, hanno tra i 28 e i 45 anni, con un livello di istruzione alto. Molti partono con i figli al seguito. Vanno in Ecuador, Venezuela, Argentina, Cile, ma tanti vanno anche in Brasile, il Paese più prospero del Sud America. È qui che si registrano sempre più casi di matrimoni di convenienza con spagnoli.
Chi resta soffre e rischia di affogare, lo sanno i disoccupati che ormai sono quasi il 50 per cento della popolazione. A salvarli il lavoro sommerso non denunciato. Ma anche chi lavora non è messo meglio. Sono quattordici mesi che a Madrid, invece della movida, sfilano milioni di lavoratori statali di tutte le categorie: minatori, pompieri, insegnanti, impiegati, infermieri, di destra e di sinistra, insieme nella disperazione di chi sta per affondare. Guadagnano fra mille e duemila e cinquecento euro al mese: i loro stipendi sono stati tagliati tre volte in due anni, la prima volta per mano di Zapatero, l'ultima volta la settimana scorsa, e a Natale non prenderanno la tredicesima. Sfilano i nonni insieme ai nipoti, inorriditi dalla legge per cui 260mila ultraottantenni non avranno diritto a cure pubbliche. I cartelli al momento parlano per tutti loro: «Se ci volete morti sparateci». Cresce la tensione e c'è il timore che la situazione sfugga di mano. Un rapporto di Amnesty International fa riferimento all'uso eccessivo della forza contro gli indignados e lo scorso gennaio il governo catalano ha abolito il codice etico di polizia, che aveva recepito quello europeo.
Anche re Juan Carlos e Felipe hanno fiutato il clima e si sono abbassati lo stipendio. E ha ragione ad avere paura la deputata Andrea Fabra, terza legislatura, figlia di un vecchio notabile di epoca franchista che oggi trema per l'ira scatenato da una sua frase «che si fottano». Benzina sul fuoco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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