nostro inviato a Rio de Janeiro
La sostanziale differenza fra Balotelli e i suoi compagni di nazionale è duplice: gli altri parlano, lui scrive, gli altri giocano lui si assenta. Naturale che poi venga spontaneo l'uno contro tutti. Questa Italia non è proprio così, ma poco ci manca. Ieri SuperMario ha messo la faccia davanti al mondo, la sua faccia nera ha sottolineato, la faccia di un negro ha fatto sapere accentuando il senso del dispregiativo. Un messaggio scritto non a caso in italiano, seppur stentato. Per una volta si è messo a nudo davvero, fidanzate ed ex sapranno tutto del suo nudo, ma ieri Balo ci ha presentato il nudo dell'anima, la fatica di sentirsi nero in un Paese che è suo soltanto perché vi è nato. C'è modo e modo per giocare allo scaribarile, Supermario ne ha scelto uno perlomeno stravagante, probabilmente la miglior espressione della sua originalità: non mi volete perché sono nero, mi volete solo se segno gol. E vediamo chi riesce a dargli torto.
Gli altri sono stati più tradizionali. Se oggi a Milano e Roma non saranno pomodori poco importa. In questa Italia delusa dalla Nazionale, e illusa da un tecnico ottimista, è cominciato il nostro secondo gioco più bello del mondo: lo scaribarile. Il tweet del suo «armiamoci e giochiamo» è la resa dei conti da effetto a catena. Il classico si salvi chi può dove non si salva nessuno. Nelle parole di Balotelli c'è amarezza e sensibilità, quel macigno pesato tanto (i gol sbagliati contro Costarica) e che lo ha condizionato con l'Uruguay e gli ha scaricato addosso anche la pressione della squadra: sopportato come Cassano, ma confortato dall'avere un brillante passato azzurro (agli europei) dietro le spalle. La squadra lo ha atteso, accettato, supportato. La dichiarazione di nozze a Fanny non era piaciuta a nessuno: ti sembra il caso, proprio ora? Gli hanno fatto capire gli anziani. Ma lui è andato per la sua strada, la presenza dell'amata dapprima ha alleggerito la tensione, poi l'ha resa più pesante. Eppure tutti sanno, dicono che Balotelli è ragazzo sensibile, si carica di mille pensieri, sente addosso colpe forse ataviche, lo gratificano dell'idea di essere un campione anche se non ci credono fino in fondo.
Balotelli è, resta, e forse resterà un'idea di campione sul campo. Ma quell'isolarsi subito dopo la partita con l'Uruguay, quell'essere richiamato insieme al gruppo sono stati segnali di uno scoramento personale più che di una ribellione. Anche se i rapporti freddi con lo spogliatoio sono diventati glaciali. La ribellione l'ha messa per iscritto, ha perfino raccontato che ora tiferà per il Brasile che gli sta nel cuore. Il fratello Enoch, poi, ci ha messo la ciliegina contro i giornalisti. Buffon e De Rossi non ci sono andati leggeri: miravano su Mario, ma anche su alcuni ragazzi giovani che non hanno capito il senso di un mondiale, la logica del giocare partite decisive e non invece con una compagnia di guaglioni in riva al mare. Certo, ci sarebbe da ricordare che i graduati dovrebbero trascinare il gruppo: Buffon ci ha provato, altri sono partiti male fin dall'amichevole con la Fluminense. Prandelli aveva fatto intendere. Eccolo, un altro campione dello scaribarile. Il ct ha fiutato l'aria e capito la mossa. Cosa mai avrebbe potuto concludere in futuro? La squadra è misera, le forze nuove poche, le qualificazioni europee vicine, alto il rischio di non capirci nulla come stavolta. Non è un caso se i suoi amici della compagnia fiorentina da giorni azzardavano: se esce si dimette. Azzardo o certezza? E allora Prandelli ha fatto il beau geste togliendosi le spine di dosso: si è preso la colpa e puntato contro quelli che guardano ai suoi guadagni, come avessero toccato fede e santità. Lo sconto l'ho già fatto quando sono diventato ct, aveva raccontato con lo sprezzo di chi ha dato il cuore per la patria e pretende riconoscenza. Che dire? Allora meglio Supermario che lo ha postato con chiarezza: «Non vi permetto di scaricare le colpe su di me, non ho fatto nulla di male, nemmeno a livello caratteriale». Ingenuo, ma chiaro. I social network si sono scatenati, i commenti pesanti dimostrano il solito italico equilibrio nello scaricar colpe. Poi ci sono gli equilibristi dello scaricabarile. Ne perderemo uno che ha scaricato se stesso prima di farsi acchiappare: il presidente federale Abete. Personaggio ideale per parlar tanto e fare meno.
Ma stavolta è partito in contropiede: in Italia lo attendono i pallettoni di Giovanni Malagò, presidente del Coni che non lo ha mai gradito. Abete sarebbe stato legna da ardere. Invece Malagò ha difeso Balotelli. «Sbagliato scaricare tutto su uno solo», ha spiegato. Certo, Balotelli ha ancora un domani, molto di questo calcio ha solo un passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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